Roberto Maroni

Paratie/ M5s contro, Como civica per Lucini

lungolago comoIl Movimento 5 stelle chiede le dimissioni del sindaco, mentre Maroni declina ogni responsabilità e minaccia di decidere lui cosa fare dei 12,5 milioni di euro promessi, a difesa del sindaco e dell’ultima variante interviene invece Como civica.

 

«Il sindaco di Como, Mario Lucini (Pd), e il suo predecessore, Stefano Bruni (Fi), risultano indagati per presunte irregolarità negli appalti per la realizzazione delle paratie di protezione sul lungolago. si legge in un comunicato del Movimento 5 stelle. «Il Pd dia per una volta il buon esempio e il sindaco faccia un passo indietro – afferma Stefano Buffagni, capogruppo del M5s Lombardia –. Le paratie rappresentano un vergognoso spreco di soldi pubblici e un intollerabile esempio di superficialità nella progettazione e nella pianificazione. Sono una ferita aperta per la città, una vera e propria Salerno-Reggio Calabria in salsa comasca. Abbiamo buttato anni e soldi in un progetto inutile, i lavori non sono conclusi e il sindaco risulta indagato». «Il sindaco si è preso sulle proprie spalle la responsabilità sul cantiere e da candidato aveva promesso che avrebbe risolto il problema delle paratie – aggiunge Luca Ceruti, consigliere comunale comasco del M5s –. Il progetto doveva essere cancellato a Como non serviva nessun muro. Tanto ha promesso e tanto non ha saputo mantenere. Questo sindaco, purtroppo per la città, evidentemente ha fallito, faccia un atto di responsabilità e si dimetta. Il nostro lago e la nostra città meritano di più». Per i due esponenti pentastellati: «Le paratie sono la dimostrazione che la politica di destra e sinistra ha fallito. Nemmeno un bambino che costruisce con i Lego riuscirebbe a dimostrare l’incapacità di cui hanno dato prova i politici comaschi. Sul progetto c’è stata un’approssimazione da dilettanti allo sbaraglio. Ora ci si mette pure Maroni a mettere l’opera sotto l’ala protettiva della regione. È la stessa Lega che era nella Giunta di Como quando si è dato il via a questo pasticcio imbarazzante. L’opera deve essere commissariata, e i cittadini devono decidere quale progetto possa mettere fine allo scempio per poi affidarla a professionisti seri. Stando ai fatti varrebbe poi la pena dare il coordinamento dei lavori e la loro supervisione a degli “umarells”, pensionati che sorvegliano volontariamente i lavori in corso, per non ricadere negli errori del passato. Avrebbero sicuramente più a cuore loro, piuttosto che i politici locali, le sorti del lungolago».

Da parte sua il presidente regionale lombardo Roberto Maroni declina ogni responsabilità: «Noi non abbiamo alcuna responsabilità, perché la stazione appaltante e tutte le iniziative sono state prese dal Comune di Como». «Vediamo la prosecuzione di queste indagini a cosa porterà – ha aggiunto il presidente regionale –. Noi abbiamo solo messo a disposizione le risorse».

«Se proseguiranno i lavori, bene, altrimenti le risorse le utilizzeremo per altre opere – ha minacciato in un primo tempo Maroni, che però poi a mente fredda ha aggiunto –. Ho dato incarico all’assessore Beccalossi e al sottosegretario Cioppa di fare tutte le verifiche per capire come procedere. Non voglio che i lavori si blocchino e che i cittadini di Como rimangano con un’opera incompiuta». «La questione paratie deve essere risolta, soprattutto perché Regione Lombardia ha messo 12,5 milioni di euro – ha proseguito –. Se il Comune non è in grado di fare, io devo decidere questi 12,5 milioni che fine fanno; io voglio utilizzarli per completare l’opera magari anche prendendola in carico noi direttamente come Regione». Una possibilità che verrà presa: «Alla fine della valutazione che faremo, sentendo in particolare Anac e il Ministero delle Infrastrutture».

Con il sindaco di Como si schierano invece totalmente i suoi sostenitori di Como civica: «Il progetto paratie nasce e i lavori per le paratie iniziano sotto le giunte precedenti di centro destra (Pdl-Lega) – ricordano –. Lucini era contrario sia all’esecuzione che al progetto specifico, come risulta dai numerosi interventi in consiglio comunale. E quando la giunta Lucini si insedia il cantiere è già fermo da tempo perché la prosecuzione dei lavori – come confermato dal’Anac – compromette la sicurezza degli edifici viciniori».

«Non è Lucini che ha inferto ai comaschi la ferita della chiusura del lungolago, Lucini è il medico che cerca di curarla – sottolineano gli esponenti della lista civica comasca –. E non è un medico che lavora da solo, nell’ombra; la nostra piena solidarietà deriva dall’assoluta condivisione della variante predisposta per la ripresa e la conclusione dei lavori; condivisione con le forze politiche, con quelle sociali, con artigiani e imprenditori, coi cittadini tutti negli affollati incontri pubblici. Con Regione Lombardia e con il suo presidente che ha siglato l’accordo (parentesi: se in politica la coerenza fosse necessaria chi oggi chiede le dimissioni del Sindaco dovrebbe chiedere anche quelle di Maroni)».

«La relazione dell’Anac mischia le carte in tavola – proseguono gli esponenti del centrosinistra –. Semplificando: critica bando e progetto originari, considera necessarie modifiche, non contesta le soluzioni tecniche individuate con l’elaborazione della terza perizia di variante, dice che le modifiche progettuali e il conseguente incremento dei costi renderebbero necessario il rifacimento del bando. Non prospetta soluzioni se non quella di recedere dal contratto con Sacaim. Probabilmente la soluzione più facile, ma anche quella che costringerebbe la città a un lungo periodo di immobilità legato tanto alla lunghezza dei tempi di gara connessi al rifacimento di un bando di questa portata, quanto a ricorsi, controricorsi, appelli e contrappelli che la società penalizzata sicuramente porterebbe avanti».

«Questo ad oggi – termina la nota di Como civica –. Sicuri di avere lavorato con impegno, competenza e trasparenza vogliamo continuare a farlo per uscire dal “cul de sac” dove altri e non noi hanno infilato la città. Senza polemiche né recriminazioni, senza altro scopo se non quello di ridare ai comaschi il loro lungolago». [md, ecoinformazioni]

Una petizione dei pendolari

#firmapendolareRaccolta firme indirizata a Maroni e all’assessore ai Trasporti Lombardo Sorte: «Per chiedere una vera svolta nella gestione della politica del Tpl in Regione e in particolare di quello ferroviario».

«La percezione costante è quella di un sistema che ha ancora e da molti anni falle che sembrano incolmabili ma che, soprattutto, negli ultimi mesi sembra stia pericolosamente virando verso una netta intenzione rivolta al taglio di servizio – scrivono Matteo Mambretti, Lucia Ruggiero e Simone Verni, rappresentanti regionali del Viaggiatori del trasporto pubblico locale –. Questa percezione si aggiunge alla tangibile situazione di disagio che ogni giorno i viaggiatori del trasporto regionale devono incontrare: guasti, treni in ritardo, treni soppressi, mancanza costante di informazione a bordo e in stazione, condizioni di viaggio a volte al limite della sopportazione».

«Su iniziativa del Comitato pendolari Bergamaschi – proseguono –subito raccolta dai Rappresentanti regionali dei viaggiatori del Tpl, alla quale si sono aggiunti via via diversi comitati lombardi, la raccolta firme – che durerà fino all’autunno – sarà un modo per raccogliere davvero la voce dei viaggiatori lombardi, che siano essi pendolari o viaggiatori occasionali, per chiedere che Regione Lombardia prenda con forza in mano la situazione e che intervenga per rispondere alle richieste di miglioramento che da anni le arrivano dai viaggiatori e quindi dai suoi contribuenti ed elettori».

Sostengono l’iniziativa: Comitato Pendolari Bergamaschi, Coordinamento dei viaggiatori linea Cremona-Brescia; Comitato spontaneo pendolari Alessandria-Mortara-Milano, Comitato viaggiatori e pendolari della Milano-Asso S2-S4, Comitato viaggiatori S9 e S11, Comitato pendolari Gallarate-Milano, Comitato pendolari del Meratese, Marco Longoni – Gmmb, Coordinamento provinciale pendolari Pavesi, Pendolari Como, Associazione pendolari “In Orario” Brescia, Cpc – Comitato pendolari Cremaschi, Comitato pendolari Linea S6 Milano-Novara, Comitato pendolari Como-Lecco.

L’hashtag per la condivisione social è #firmapendolare e la raccolta firme è su Change.org (la petizione). [md, ecoinformazioni]

Rinnovato l’accordo fra Canton Ticino e Lombardia

intesa ticino-lombardiaUna nuova Dichiarazione d’intesa per rafforzare e migliorare la collaborazione transfrontaliera in diversi settori.

 

Martedì 16 giugno il documento è stato firmato a Como dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e il presidente del Consiglio di stato del Canton Ticino Norman Gobbi.

«L’intesa aggiorna un precedente testo, la cui efficacia si era esaurita nel 2010 e ribadisce la volontà della Lombardia e del Canton Ticino di sviluppare la collaborazione in diversi settori tra cui commercio, turismo, energia, trasporti, salute e scienze mediche, sport e montagna» spiegano da Regione Lombardia. «In generale, la rinnovata dichiarazione d’intesa – precisano dalla Svizzera – prevede che Canton Ticino e Lombardia si impegnino a: agevolare la reciproca conoscenza e le relazioni bilaterali; facilitare i contatti istituzionali, per promuovere lo scambio di informazioni nei settori ritenuti di interesse comune; coordinare iniziative di interesse comune e progetti transfrontalieri, in particolare nell’ambito della programmazione comunitaria 2014/2020 (Interreg). L’intesa stabilisce inoltre che una volta l’anno i Presidenti del Consiglio di Stato e della Regione si incontrino per valutare insieme il bilancio delle misure previste dall’accordo».

«Tra la Lombardia e il Canton Ticino c’è una prossimità che stiamo sempre di più integrando, riconoscendo le reciproche affinità, i bisogni e le necessità, cercando di eliminare quel confine che ancora c’è e che di tanto in tanto si manifesta ancora» ha detto Maroni.

«Stiamo lavorando perché questi confini, non solo questo, cedano il posto alla libera circolazione delle persone, delle idee e degli affari, avendo come obiettivo la migliore integrazione nell’interesse dei cittadini, perché abbiamo una storia comune e non c’è molta differenza tra chi vive da una parte del confine e dall’altra – ha aggiunto Maroni –. Per questo l’accordo che firmiamo oggi va proprio in questa direzione e servirà per risolvere alcuni problemi ancora sul tavolo. Ma su tutti i nodi che abbiamo ancora da sciogliere siamo pronti e disponibili a discutere per trovare soluzioni che vadano bene ad entrambi».

«L’intesa di oggi un’importante pagina di cooperazione tra Lombardia e Canton Ticino in tanti settori come l’energia, il turismo, i trasporti e il sostegno alle imprese – prosegue Maroni –. Rimangono nodi da sciogliere, come quello legato ai frontalieri, un nodo che desta preoccupazioni e contrasti, anche perché non sempre è la Regione Lombardia a gestire questi dossier, ma il Governo italiano, ma per tutto il resto la collaborazione c’è e questa firma lo dimostra». [md, ecoinformazioni]

Regione e Unione province Lombarde: i contenuti dell’intesa

provincia_como_saporitiLa Regione Lombardia e l’Unione delle Province Lombarde hanno siglato un’intesa nell’ambito del percorso attuativo della legge n.56/2014, dal titolo ‘Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni’, finalizzata in particolare al finanziamento delle funzioni regionali

«Al termine di un incontro – scrivono dalla Regione –  avvenuto a Palazzo Lombardia  tra il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, e il presidente dell’Unione Province Lombarde e della provincia di Pavia, Daniele Bosone – alla presenza dell’assessore regionale all’Economia, Crescita e Semplificazione, Massimo Garavaglia, del sottosegretario alle Riforme istituzionali, Enti locali, Sedi territoriali e Programmazione, Daniele Nava, e del presidente della Provincia di Brescia, Pier Luigi Mottinelli – è stata siglata un’intesa in vista dell’adozione dei provvedimenti attuativi di rispettiva spettanza previsti dalla legge di stabilità e dalla legge Delrio.
La Regione Lombardia si è impegnata a mantenere il trasferimento alle Province delle risorse ex-fiscalizzate, sulla base di determinati parametri. All’interno delle suddette risorse viene assicurato il finanziamento del Tpl (150 milioni), mentre la Formazione Professionale sarà garantita tramite il sistema dote a partire dal nuovo anno formativo 2015-2016. È stato quindi confermato che le Province possono continuare a fruire di proventi non compresi nelle risorse ex fiscalizzate (quali ad esempio, canoni del demanio idrico, introiti dal rilascio delle autorizzazioni ambientali, trasferimento per accisa relativa al Tpl). In materia di edilizia scolastica, con deliberazione X/3293 del 16 marzo 2015, è stato assicurato un contributo a fondo perduto senza prevedere quota di cofinanziamento (come invece previsto per i Comuni), garantendo, inoltre, una quota di riserva del 25% sulle risorse destinate a Regione Lombardia, e impegnandosi a trovare una soluzione anche per le eventuali anticipazioni.
La Regione Lombardia e l’Unione delle Province Lombarde, in base all’intesa siglata, hanno riconosciuto che, con i trasferimenti sopra richiamati, tutte le funzioni che restano in capo alla Province, in base al progetto di legge regionale n. 223, attualmente all’esame del Consiglio regionale, trovano copertura con 205 milioni di euro.
La Regione Lombardia e l’Unione delle Province Lombarde hanno stigmatizzato l’azzeramento, a seguito delle manovre finanziarie nazionali delle risorse Bassanini, azzeramento che ha lasciato tuttavia inalterate le competenze di Regioni, Province e Comuni. In particolar modo la Regione Lombardia e l’Unione delle Province Lombarde si sono impegnate, da subito, a richiedere al Governo il reintegro dei trasferimenti, a cominciare dalle risorse finalizzate all’inclusione scolastica, all’assistenza educativa e al trasporto delle persone disabili e rispetto alle quali, sino ad oggi, si è sopperito con risorse della Regione e degli enti locali, anche a fronte dei consistenti tagli operati dalle successive manovre di finanza pubblica.
La Regione Lombardia e l’Unione delle Province Lombarde, in collaborazione e in sinergia con l’ANCI e le organizzazioni sindacali, si sono poi impegnate a proseguire in modo coordinato anche il lavoro atto a gestire gli impatti occupazionali. A riguardo Regione e UPL hanno concordato di sottoporre all’esame dell’Osservatorio regionale i criteri per la determinazione del personale sovrannumerario\eccedentario, che dovrà essere oggetto delle procedure di cui ai commi 424 e 425, dell’articolo 1, della Legge n. 190/2014, come definiti dal documento ‘Posizione delle Regioni sullo stato di attuazione della legge n. 56/14’ approvato dalla Conferenza delle Regioni il 2 aprile 2015.
La Regione Lombardia e l’Unione delle Province Lombarde si sono quindi impegnate ad adottare i provvedimenti necessari all’attuazione della presente intesa, comprensivi dell’erogazione alle Province, entro un mese dall’approvazione da parte del Consiglio regionale dell’apposito provvedimento legislativo, delle risorse del primo quadrimestre 2015 e ad assicurare comunque le erogazioni mensili fino al 30 settembre 2015.
Infine la Regione Lombardia e l’Unione Province Lombarde si sono impegnate ad attivare (nell’ambito dell’Osservatorio regionale)un tavolo tecnico di monitoraggio per la valutazione del processo di efficientamento e dell’andamento dei costi delle funzioni regionali delegate, a partire da quelle a maggior impatto sui cittadini lombardi.
«Alla luce di questa intesa, domani – ha precisato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni – chiederò al Consiglio regionale di procedere ad una rapida approvazione della proposta di legge, sulla revisione delle competenze delle Province, approvata dalla giunta regionale a dicembre».

Sulla Tremezzina per Maroni serve una deroga sui tempi

rendering variante tremezzina«Abbiamo chiesto che nel decreto Milleproroghe, dove sono previste deroghe per tante infrastrutture ma non per la Tremezzina, venga inserita anche quest’opera – dichiara il presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni –. Ne ho parlato anche con il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi: non si capisce perché per alcune opere sia prevista la proroga e per altre no».

 

«Se non c’è la proroga è impossibile tecnicamente rispettare i tempi – ha affermato Maroni a Como mercoledì 11 febbraio per l’incontro Gli Angeli Anti Burocrazia tenutosi in Camera di commercio – e l’opera non potrà essere fatta; se, invece, nel Milleproroghe verrà accettata la nostra proposta, che consente i tempi tecnici, allora le risorse le troviamo, nonostante i tanti tagli subiti». [md, ecoinformazioni]

Maroni si dice ottimista sulle paratie

lungolago paratie Piazza_Cavour_dallxalto«Abbiamo già risolto tutte le criticità riguardanti la copertura finanziaria, le procedure e i contenziosi – dichiara il presidente di Regione Lombardia –, adesso rimane l’ultimo miglio da coprire, ma siamo convinti di potercela fare e in tempi rapidi e siamo ottimisti».

 

Il presidente regionale lombardo Roberto Maroni ha incontrato il sindaco di Como Mario Lucini prima dell’incontro Gli angeli anti burocrazia – Un nuovo strumento a sostegno delle imprese tenutosi alla Camera di commercio di Como mercoledì 11 febbraio. «Stiamo seguendo la vicenda delle paratie del Lago di Como con grande attenzione e interesse, ci sono tutta una serie di passi da fare e li stiamo facendo per poter risolvere la questione nel più breve tempo possibile e far partire il cantiere» ha promesso Maroni. [md, ecoinformazioni]

Consumo di suolo

cementificazioneNuova legge regionale: per Patelli «Nessun passo avanti, forse qualcuno indietro», per Gaffuri «Una legge mangia suolo», contrattaccano Maroni e Beccalossi: «Dire che aumenterà la cementificazione è falso».

 

«Ad essere ottimisti si può concludere che la nuova legge è un’occasione mancata e non introduce misure efficaci per limitare il consumo di suolo e promuovere il recupero e la rigenerazione degli spazi urbani degradati, sottoutilizzati o dismessi. Nella peggiore delle ipotesi, assai realistica, questa norma rischia di essere perfino profondamente peggiorativa del quadro attuale – afferma Elisabetta Patelli, copresidente Verdi della Lombardia –. In un’ottica responsabile, ma realistica, è chiaro che le urgenze drammatiche del giorno d’oggi sono quella ambientale e quella economica: la sfida del secolo appunto esser capaci di conciliare la tutela del territorio con il rilancio dell’economia e della occupazione. Si può? Sì, si può! E parrà strano all’osservatore superficiale, ma sono proprio gli ambientalisti a prospettarne la soluzione da anni: il recupero e il riuso edilizio».

«Uno degli aspetti più evidenti della totale inadeguatezza della nuova legge regionale sta proprio nella rinuncia ad orientare l’edilizia verso il riuso e il recupero del tessuto urbano esistente, che è la prospettiva unica del futuro sia per la salvaguardia dell’ambiente sia per il rilancio economico di un settore edilizio profondamente in crisi: nessuna agevolazione fiscale e nessuna semplificazione normativa è prevista per la rigenerazione urbana, pertanto le aree agricole e il territorio periurbano continueranno ad essere il terreno privilegiato per gli investimenti immobiliari – prosegue l’esponente dei Verdi –. Inoltre la legge lombarda non solo elude qualsiasi limite all’aumento di consumo di suolo (demandato al Piano territoriale regionale, mero documento di indirizzi al quale i Comuni non sono obbligati ad adeguarsi), ma anzi conferma e “sdogana” tutte le scelte di espansione dei Piani urbanistici comunali, senza nemmeno imporne una revisione alla luce delle situazioni di criticità rese evidenti dai recenti disastri climatici».

«In questi termini ha poco senso la riduzione della moratoria da 36 a 30 mesi (per la quale poi non sono escluse possibili proroghe), entro cui sono fatte salve tutte le enormi previsioni dei piani urbanistici vigenti (stimate in Lombardia nell’ordine di 55.000 ettari di nuove urbanizzazioni su suoli agricoli!): in questo periodo si può provvedere al convenzionamento degli interventi attuativi, a cui per di più vengono concessi strumenti inediti di agevolazione (rateazione degli oneri urbanistici) e accelerazione procedurale, prevedendo anche una straordinaria facoltà di ricorso ad interventi sostitutivi in caso di mancato rispetto dei ristretti tempi di istruttoria comunale – aggiunge la copresidente dei Verdi –. Se una parte è bene l’introduzione nel computo del consumo di suolo anche le infrastrutture pubbliche e di interesse pubblico, ma dall’altra risulta inefficace dal la maggiorazione del contributo di costruzione (fino al 30%) su suoli liberi: forse disincentivo per i piccoli privati e troppo blando per le imprese organizzate per la relativa incidenza di questo onere sul costo finale dell’edificio. Grande incentivo invece per le magra casse di molti Comuni, che confidano di tornare a far cassa sulla svendita del territorio. Ciò si traduce nel risultato di fornire un formidabile impulso alla concretizzazione di diritti edificatori, peraltro in una contingenza di mercato in cui molte imprese rischiano con ciò di incorrere in una sovraesposizione debitoria e in un conseguente elevato rischio di fallimento e abbandono dei cantieri. Paradossalmente potrebbero invece avvantaggiarsi le imprese che gravitano nella contiguità della criminalità organizzata, le uniche in grado di disporre di immediata provvista finanziaria».

Tranchant il consigliere regionale del Partito democratico Luca Gaffuri: «La maggioranza ha approvato la sua legge mangia suolo. Un provvedimento sbagliato che non ferma l’erosione del paesaggio e non combatte il dissesto idrogeologico nonostante la cronaca degli ultimi giorni richiedeva ben altro».

«Per noi questa è una pessima legge che tradisce gli obiettivi di mandato della Giunta Maroni, frutto di una mediazione al ribasso all’interno di una maggioranza sempre più instabile – prosegue il consigliere –. Nessuno si dovrà stupire se nei prossimi anni il consumo di suolo aumenterà. La legge non ferma da subito il consumo di suolo e di aree agricole e consente, anzi incentiva, tutti i privati a presentare nei prossimi 30 mesi nuove richieste di edificazione. Certo costerà un pochettino di più rispetto al passato, così come prevedeva un nostro emendamento, ma non si mettono in campo risorse vere per favorire la rigenerazione urbana e per giunta addossa sulle spalle dei comuni nuovi oneri sia finanziari che organizzativi».

Di tutt’altro parere il presidente della regionale lombardo Roberto Maroni e l’assessora regionale al Territorio, urbanistica e difesa del suolo Viviana Beccalossi «Dire che aumenterà la cementificazione è falso e chi muove queste critiche forse ha letto male la nostra Legge. I rilievi, da oggi, andranno rivolti a chi non ha ancora legiferato in materia, a partire dal Governo centrale e a tutte le altre Regioni».

«Con la nuova Legge sul Consumo di suolo, in Lombardia, le aree agricole e verdi non potranno essere più utilizzate per costruire. Si tratta di una svolta epocale, resa possibile con un provvedimento coraggioso e fortemente voluto dalla nostra Giunta e dalla maggioranza che la sostiene» proseguono i Maroni e Beccalossi.

Per l’assessora: «Regione Lombardia sarà inoltre la prima Regione a inserire nel proprio Ptr (Piano territoriale regionale) il raggiungimento dell’obiettivo europeo del “consumo di suolo Zero”». Una nota regionale sottolinea la «incentivazione, sottoforma di diminuzione dei costi e degli oneri di urbanizzazione, per gli interventi di recupero e ristrutturazione del costruito esistente e della valorizzazione delle porzioni di terreno dismessi». E per Beccalossi «vengono inserite nuove restrizioni e vincoli per i terreni oggi considerati edificabili dai Pgt dei Comuni». «Queste aree – precisa l’assessora – potranno essere trasformate entro e non oltre i prossimi trenta mesi o torneranno a essere considerate per sempre zone verdi. Durante questo periodo transitorio sono comunque previste restrizioni e disincentivi economici, questa volta sottoforma di aumento dei costi di urbanizzazione». [md, ecoinformazioni]

Il Consiglio regionale approva la Zes

lombardia - svizzeraLa Lombardia chiede l’istituzione della Zona a economia speciale sul confine con la Svizzera, Maroni: «Sono molto soddisfatto». Mentre per il Pd si tratta di una proposta inefficace.

 

«Sono molto soddisfatto dell’approvazione, da parte del Consiglio regionale, della nostra legge, che istituisce in Lombardia le Zes, Zone a economia speciale – afferma Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia –. Si tratta di uno strumento utilissimo per sostenere l’economia e le imprese lombarde e per contrastare la delocalizzazione: in questo modo, per la prima volta, si procede a una riduzione significativa della pressione fiscale per le imprese nelle zone di confine. Invierò subito il testo della legge al Parlamento, chiedendo al Governo e alle forze politiche di approvarla il più rapidamente possibile».

«Questo è il punto di partenza, l’obiettivo è estendere a tutta la Lombardia i benefici previsti dalle Zes, perché tutta la Lombardia merita di essere a una Regione a Statuto speciale – prosegue il presidente lombardo –. Questa legge conferma l’impegno concreto della Regione a sostegno del tessuto economico-produttivo, dell’occupazione e del lavoro».

«L’unico rammarico – ha attaccato Maroni – è che, ancora una volta, l’opposizione, con un atteggiamento puramente ideologico e autolesionista, abbia votato contro una legge che prevede che le tasse pagate dai Lombardi restino sul territorio lombardo».

Di «occasione persa» parla invece il Partito democratico, per cui si tratta di: «Un provvedimento che non servirà a contrastare efficacemente la delocalizzazione delle imprese dove è più conveniente produrre».

Per questo il consigliere democratico comasco Luca Gaffuri si è astenuto: «Buona l’idea, che risponde certamente ad una problematica importante, non solo lombarda, ossia il fenomeno dello spopolamento industriale di alcune aree della regione, particolarmente quelle di confine, attratte dalla convenienza retributiva e fiscale della Svizzera o di altri Paesi. Ma lo strumento non è adeguato: far coincidere l’istituzione delle zone speciali con aree geografiche invece che con aree a particolare criticità e, soprattutto, legarle al percorso della carta sconto benzina è un errore, che non ci convince. Restano così tagliati fuori Comuni che invece rischiano effettivamente lo spopolamento produttivo e lì si creeranno nuove fasce di desertificazione economica. Per questo avevamo proposto emendamenti funzionali a contrastare le criticità di questo provvedimento, come inserire nelle Zes quei Comuni il cui territorio sia compreso nella fascia di 20 km dalla linea di confine tra Italia e Svizzera e nei quali i frontalieri residenti abbiano rappresentato almeno il 4% della popolazione e quelle aree interessate dagli Accordi di competitività come previsti dalla legge sulla competitività recentemente approvata ma la maggioranza non li ha approvati. La fuga delle attività produttive non è solo un problema dei Comuni interessati dalla carta sconto benzina. E disegnare zone analoghe a quelle della Calabria non risolve il problema». [md, ecoinformazioni]

Maroni: «La Regione segue con attenzione la vicenda paratie»

lungolago como«Le paratie del lungo lago di Como? Come Regione abbiamo fatto un accordo con il Comune di Como con un cronoprogramma – afferma il presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni martedì 17 giugno alla fine dei lavori dell’assemblea di Confindustria Como a Villa Erba a Cernobbio –. Noi stiamo seguendo con attenzione la vicenda perché vogliamo concludere i lavori. Il mio interesse, e quello del sindaco di Como, è di concludere i lavori rapidamente».

Tracciato Pedemontana

tratta b1 b2 pedemontanaCavalli incontra i sindaci del Basso Comasco, per Gaffuri: «Il progetto deve essere modificato».

 

«La disponibilità ad approfondire, come richiesto da alcuni degli enti locali interessati, un’ottimizzazione del tracciato della variante alle Sp33 e 133 (Trco 11), opera connessa alla Pedemontana nella bassa comasca» come spiega un comunicato di Regione Lombardia è stato «uno dei temi al centro dell’incontro fra l’assessore regionale alle Infrastrutture e mobilità [Alberto Cavalli] e i sindaci e assessori dei Comuni di Rovello Porro, Rovellasca, Misinto, Lazzate, Cogliate, Ceriano Laghetto e Saronno, nonché i tecnici delle province di Como e Monza Brianza» tenutosi martedì 13 maggio Palazzo Lombardia. Un confronto tenutosi dopo gli accertamenti annunciati dal presidente lombardo Roberto Maroni e una interrogazione alla Camera, sulla sostenibilità finanziaria, della deputata comasca del Partito democratico Chiara Braga.

«Ben venga l’incontro il risultato non è per niente soddisfacente» dichiara però il consigliere regionale democratico comasco Luca Gaffuri, la stessa Regione spiega che: «I Comuni hanno anche avanzato la richiesta di sospendere le attività espropriative, che stanno procedendo con tempi molto ristretti per le valutazioni da parte dei cittadini interessati».

«Avevamo scritto alla Regione per chiedere una modifica del tracciato originale – prosegue Gaffuri – la soluzione alternativa presentata alla regione avrebbe minor impatto per le comunità vicine e prevedrebbe una considerevole diminuzione dei costi, una riduzione del consumo del suolo e la garanzia dell’attività agricola, e un percorso più lineare fatto di sole due rotonde invece delle cinque previste. La nostra proposta eviterebbe, inoltre, un’azione di esproprio in zone residenziali situate proprio lungo il tracciato».

«Settimana prossima sarà riunita la Segreteria tecnica dell’Accordo di programma, alla presenza dei Comuni, delle Province, del concessionario Autostrada Pedemontana lombarda Spa e del concedente Cal Spa – ha annunciato l’assessore – per approfondire tutti gli aspetti delle proposte di variante al tracciato avanzate dai Comuni».

Ma non è soddisfatto il consigliere Pd: «È chiaro dopo ieri che le intenzioni della Giunta rimangono immutate il tracciato rimane confermato nonostante questo comporti espropri e atti di occupazione. Nella segreteria tecnica convocata per settimana prossima saranno ribadite le ragioni del territorio. Urge un intervento da parte della Regione affinché sia valutata un’ipotesi più economica dell’opera prima che di adottino provvedimenti definitivi». [md, ecoinformazioni]

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