
Transfemminismo in corteo a Milano
Oltre diecimila persone, tra il corteo studentesco al mattino e quello cittadino serale, hanno manifestato l’8 marzo per ribadire che Milano è transfemminista.
Due cortei, uno da largo Cairoli al parco di Guastalla, l’altro dal piazzale antistante stazione Centrale a piazza della Scala, hanno attraversato Milano in occasione della giornata internazionale della donna. Una data, questa, che non può essere di festeggiamento data la sistematica oppressione che il patriarcato perpetra nei confronti di ragazze, donne e soggettività non conformi ai suoi criteri.
“Donna, vita, libertà”, triade portata in piazza in solidarietà alla lotta femminile e femminista in Iran, diventa allora uno slogan adatto anche ad attraversare le strade del capoluogo lombardo.



Tantissime le sigle, associazioni, sindacati, partiti, collettivi ma anche singole persone che hanno deciso di alzare la voce per chi, oppressa ogni giorno, non può farlo. E diverse ed articolate sono anche le rivendicazioni di un femminismo che, trainato sia nell’iniziativa delle 9.30 che in quella del tardo pomeriggio da Non una di meno e dal centro sociale Cantiere, si dichiara transfemminista militante.

Dunque, dall’educazione al consenso e al piacere alla sottrazione del dominio morale cattolico sulla sessualità, dall’esigenza di porre fine al dilagante fenomeno dell’obiezione di coscienza antiabortista alla richiesta che si tutelino i bambini negando, in nome della difesa della famiglia “tradizionale” la genitorialità paterna in caso di violenza domestica. Nel mezzo, tra le altre, la riflessione sul fatto che le donne sono le prime a pagare tanto nei contesti bellici quanto durante i fenomeni catastrofici climatici, la provocazione del biglietto transfemminista per i trasporti gratuiti e per tutt3 e il bisogno di una formazione e tutela laiche sulla questione della transizione.


Un pensiero critico è stato rivolto anche alla storia dell’oppressione di genere in ambito colonialista; in questo senso, il luogo dove è situata la statua a Indro Montanelli, la cui storia di razzismo e violenza (anche su minori) è nota, è stata simbolicamente re-intitolato proprio in onore della sposa bambina del giornalista, prendendo dunque il nome di piazza Destà.

Al di là delle tantissime rivendicazioni, però, è rilevante il numero di persone che hanno partecipato alle mobilitazioni. Da largo Cairoli sono partit3 circa 1500 student3, numero che, se paragonato ad esempio all’ultimo sciopero di Fridays for future, testimonia grande interesse per una scuola che educhi anche al genere. Almeno 7000 persone hanno invece invaso Milano per il corteo serale: una risposta forte ad una stagione politica che, recentemente, ha sempre più precarizzato la condizione femminile e delle persone non conformi ai canoni cis-etero-patriarcali.


C’è volontà di cambiamento politico, dunque, ma anche insicurezza diffusa trasversalmente all’età in una componente non piccola della popolazione femminile, oggetto di discriminazione sul lavoro, molestie ed abusi ed invisibilizzazione anche medica. Proprio da questa condizione di disparità sistemica è necessario partire facendo fronte comune in ottica queer ed intersezionale contro un patriarcato che, nella baumaniana società liquida, sembra davvero aver fatto il proprio tempo. [Pietro Caresana, ecoinformazioni]