Reclaim the lake mostra le crepe della politica comasca

Nel pomeriggio e fino alla sera di sabato 20 aprile, dopo più di quindici anni a Como è tornata una street parade: cinque carri con musica tekno hanno traghettato oltre mille persone attraverso la città in una manifestazione tanto dirompente e controversa, quanto capace di esporre le contraddizioni amministrative che l’amministrazione locale tenta, quotidianamente, di mettere in sordina.

L’iniziativa è stata organizzata dall’assemblea Quarto spazio che, per l’occasione, è diventata assemblea Reclaim the lake. L’idea di riprendersi il lago, ma anche lo spazio cittadino, nasce dalla constatazione che, al di fuori del circuito turistico e gentrificante, a Como c’è sempre meno spazio per vivere, studiare e divertirsi. L’avvio del cantiere dei Giardini a lago è il simbolo di questa sottrazione degli spazi e si colloca come ennesimo affronto ad una cittadinanza sempre più penalizzata a livello di qualità della vita e accessibilità agli spazi.
Ciò che è stato interessante osservare nel corso della parata, regolarmente autorizzata ma non priva di disagi legati ad una gestione della viabilità pessima da parte delle forze di polizia presenti, è che quelle che sembravano essere le istanze di una componente marginale della popolazione comasca si sono invece dimostrate essere questioni condivise da buona parte delle persone che vivono Como ogni giorno, le cui reazioni al passaggio del corteo sono state, sorprendentemente, positive. D’altronde, la riduzione del verde urbano, l’aumento dei prezzi nei bar, l’assenza di aule studio e i disservizi del trasporto pubblico locale non sono tematiche care solo a chi era a ballare sottocassa e, nel comunicato post-manifestazione inviato dall’assemblea organizzatrice, emerge chiaramente come il problema di Como sia proprio la totale sonnolenza e passività di fronte a manovre politiche decise nell’interesse di pochi e a scapito di tutti.

Dalle due di pomeriggio a mezzanotte, tanto è durata l’iniziativa svoltasi tra il parcheggio Ippocastano e il san Martino, Como è stata dunque scossa dai bassi suonati dai cinque carri, dai quali sono stati però anche lanciati messaggi politici contro la distruzione dei Giardini a lago, contro la giunta Rapinese e per una socialità differente, costruita dal basso e vivibile per tutti. Come definita dalla stessa organizzazione, la street parade di Como è stata come scoperchiare un «vaso di Pandora», da cui sono usciti in modo dirompente tutti gli elementi di contraddizione della Como turistica, la stessa città che fa dormire le persone razzializzate per strada, che nega spazi di aggregazione ai giovani e chiude o minaccia di sfratto i luoghi di cultura, proponendo invece mercatini ed altri svaghi di ben poco peso culturale.

Il corteo tekno che ha percorso Como non può allora essere un punto di arrivo: dati i consensi ricevuti, esso deve riuscire ad essere un punto di partenza perché anche altre realtà impugnino la malagestione di Rapinese e, in generale, invertano la tendenza di una politica comasca sempre più lontana dalle esigenze del territorio. Certamente, sul piano dell’agibilità politica ciò che l’assemblea potrà costruire a seguito di questa manifestazione è un grande punto interrogativo, dato che è difficile immaginare di riproporre questo tipo di iniziativa nel breve periodo (oltre che probabilmente retorico dal punto di vista del significato politico). A seguito di una street parade tutto sommato ben gestita e certamente ben strutturata, insomma, viene da chiedersi se Reclaim the lake sia destinato a diventare uno slogan sinonimo di alta tensione politica o, come troppo spesso accade nel comasco, non rischi di rivelarsi un fuoco di paglia.
La domanda per il resto delle realtà politiche ed associazionistiche locali invece riguarda il se e il come accodarsi alle crepe evidenziate dall’iniziativa e come organizzare, anche su altri livelli, un contrasto forte e credibile alla malapolitica che da almeno trent’anni sta sottraendo il territorio comasco a chi lo vorrebbe vivere.

Guarda qui tutte le foto di Fabio Cani, Calogero Di Marco, Valentina Rosso e Beatrìz Travieso Pérez.

Leggi qui il comunicato stampa dell’assemblea Quarto spazio/assemblea Reclame the lake.

[Pietro Caresana, ecoinformazioni, foto di Fabio Cani e Calogero Di Marco]

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