Guerra in Libia/ Lettera a Napolitano

Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo, al terzo giorno di digiuno contro la guerra ha scritto una lettera aperta al Presidente della Repubblica italiana. Riportiamo integralemnte il testo.

«Signor Presidente,

mi permetta di rivolgerle queste franche parole, questa accorata esortazione. La gravità dell’ora le rende, a me sembra, indispensabili.

La Costituzione della Repubblica Italiana, di cui lei e’ il supremo garante, all’articolo 11 testualmente recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

Lei e’ troppo fine giurista per poter equivocare sul preciso significato di queste parole: alla luce della sua legge fondamentale l’Italia non può in alcun modo partecipare a una guerra come quella in corso in Afghanistan, come quella in corso in Libia. La partecipazione militare italiana a quelle guerre e’ quindi doppiamente illecita: perché implica la partecipazione a stragi, e perché viola il nostro ordinamento giuridico nel suo stesso fondamento.

Ma anche su un altro articolo della Costituzione della Repubblica Italiana vorrei richiamare la sua attenzione: e’ quell’articolo 10 che testualmente recita: “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero e’ regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non e’ ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici”.

Anche qui, alla luce del dettato della Costituzione si rivela essere razzista, criminale e criminogena la politica governativa italiana di persecuzione dei migranti in fuga da fame, guerre e dittature; la politica governativa italiana dei campi di concentramento e delle deportazioni; la politica governativa italiana che d’intesa col dittatore libico ha finanziato colà una politica nazista e veri e propri lager di cui sono vittima tanti esseri umani innocenti che dai loro paesi tentano di venire nel nostro per salvarsi la vita: la Costituzione chiede di accogliere ed assistere quei migranti, l’effettuale politica governativa italiana li condanna a inauditi patimenti e alla morte. Anche in questo caso viene commesso un duplice efferato delitto.

Signor Presidente,

questa lettera e’ un invito fraterno, e un’accorata esortazione, a voler esercitare il suo ruolo in difesa della legalita’ costituzionale, e quindi – giusta lo spirito e la lettera della carta costituzionale – in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, e innanzitutto di quel diritto senza del quale nessun altro diritto si da’: il diritto a non essere uccisi.

Signor Presidente,

dismetta una troppo a lungo protratta complicita’ con decisioni politiche scellerate dagli esiti stragisti, una condotta che non solo non le fa onore, ma la rende corresponsabile di crimini inauditi.

Sia finalmente il Presidente della Repubblica Italiana cosi’ come la definisce la Costituzione.

Denunci l’illegalita’ della guerra e faccia cessare la partecipazione italiana ad essa, in Afghanistan come in Libia. Gia’ troppe, troppe persone sono morte.

Denunci l’illegalita’ del razzismo e faccia cessare la persecuzione dei migranti da parte del governo italiano. Gia’ troppi, troppi orrori si sono dati.

Concludendo la sua “lettera ai giudici” del 18 ottobre 1965 don Lorenzo Milani enunciava la fondamentale verita’ che e’ nel cuore di ogni essere umano del nostro tempo (l’eta’ atomica su cui hanno scritto pagine definitive Guenther Anders e Hans Jonas): ovvero che non esiste più una “guerra giusta”. Ed aggiungeva: “A più riprese gli scienziati ci hanno avvertiti che e’ in gioco la sopravvivenza della specie umana… E noi stiamo qui a questionare se al soldato sia lecito o no distruggere la specie umana?”.

Vi e’ una sola umanità.

Il primo dovere di ogni essere umano e di ogni istituto civile e’ salvare le vite: le vite di ogni persona, l’esistenza dell’umanità intera.

La guerra e il razzismo sono solo crimine e follia.

Possa venire un tempo felice in cui saranno solo una favola antica.

Augurandole ogni bene,

 

Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo, al terzo giorno di digiuno contro la guerra

 

Viterbo, 23 marzo 2011

 

Mittente: “Centro di ricerca per la pace” di Viterbo

strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo

tel. 0761353532

e-mail: nbawac@tin.it

web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza

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