Campo di via Regina Teodolinda: porte chiuse, questioni aperte

cassonettie-eprofughi-criGiovedì 13 ottobre, la rete Como senza frontiere ha convocato una conferenza stampa all’ingresso del Campo governativo di via Regina Teodolinda a Como, per presentare una serie di questioni tuttora irrisolte riguardo alla gestione del campo e, più in generale, della situazione dei migranti.

Anna Francescato, portavoce di Como senza frontiere, ha ricordato  il preoccupante deficit di trasparenza circa le modalità di gestione del campo, il cui regolamento è cambiato in senso restrittivo dopo appena due settimane di attività. Questa stessa opacità pregiudica il mantenimento di adeguati standard democratici (dentro e fuori dal campo) e il coinvolgimento della cittadinanza comasca nell’assistenza alla popolazione dei migranti. Gli stessi enti responsabili della gestione interna del campo – Caritas e Cri – non erano presenti alla terza riunione della Commissione sui migranti di mercoledì 12 ottobre, e questo non fa che rafforzare l’appello per una maggior chiarezza su cosa, come e perché avviene oltre una recinzione che è già di per sé accessibile a pochi.
Mancano, o quantomeno non sono resi noti, dati specifici riguardo all’età, al sesso o alle etnie dei migranti che occupano il campo: certo è che le istanze delle diverse etnie non sono state tenute da conto (la distribuzione dei posti letto appare da questo punto di vista piuttosto aleatoria) e che tuttora manca uno spazio assembleare come quello che c’era presso la stazione.

L’assistenza giuridica, linguistica e psicologica c’è, riconosce Francescato, ma rimane per il momento parziale, di fatto insufficiente. Altrettanto pressante è l’aspetto dei migranti minorenni: il campo non è preposto alla loro accoglienza, che pure, per legge, funziona diversamente da quella per gli adulti e deve essere gestita in modo specifico. Ciononostante, esso ospita di fatto numerose persone di minore età, spesso non accompagnate, tuttora in attesa che spazi d’accoglienza ad hoc siano messi a loro disposizione (benché il Comune si stia muovendo in questo senso, come dichiarato mercoledì mattina da Bruno Magatti, assessore alle Politiche sociali). Non solo la presenza di minorenni presso il campo di via Regina nega loro il soddisfacimento delle loro necessità, ma crea una situazione di impasse per chi “vorrebbe” – ma non può – essere ammesso al campo, posto che non sono più tollerati “accampamenti spontanei” come quello estivo presso la stazione, ancor più rischiosi nei mesi autunnali e invernali.

In generale, se ne può concludere che la prefettura si faccia carico dei bisogni fondamentali di parte della comunità migrante, intesa in senso lato e anche in senso stretto, in riferimento cioè alla popolazione del campo. Tuttavia, oltre a negare aiuto e protezione a chi ne rimane escluso, il campo non appare dall’esterno molto diverso dalle pareti dei container che ospita: chiuso, opaco, opprimente, e soprattutto privo di finestre che creino un contatto tra il dentro e il fuori. La vita dentro il campo, come in altre (non tutte) strutture omologhe, sembra essere tutelata nel senso “biologico” di sussistenza, mentre rimangono delle lacune per quanto riguarda l’autonomia decisionale dei soggetti e il loro inserimento in una rete sociale organica, esigenze vitali non meno necessarie che troverebbero migliore soddisfacimento in un sistema di “accoglienza diffusa  – anziché “concentrativa”.

Inizialmente “aperta a tutti”, la struttura è ora accessibile soltanto ai migranti muniti di badge identificativo, fatte salve alcune categorie particolarmente delicate come le donne in stato di gravidanza. Con l’arrivo della stagione invernale, però, diventa imperativo garantire a tutte e tutti i migranti una sistemazione dignitosa. Ovviamente questa necessità non può e non deve essere circoscritta al centro di via Regina, o quegli oratori che hanno messo a disposizione i propri spazi nei mesi estivi: ora più che mai, è importante che il Comune instauri un dialogo continuo e trasparente con la società civile, per garantire che a ogni migrante venga garantita un’accoglienza attenta alle istanze specifiche della persona.

Con questo intento, la rete Como senza Frontiere ha indetto un presidio presso la sede della Prefettura per il giorno mercoledì 19 ottobre, dalle 17 alle 19. In tale occasione, i volontari presenteranno al Prefetto una serie di domande a cui è importante dare una risposta tempestiva, per garantire a tutti, ai migranti come ai cittadini, un’appropriata gestione del sistema di accoglienza, comprensivo delle necessarie innovazioni per i mesi a venire. Nel frattempo, la V marcia in solidarietà ai migranti è prevista davanti al liceo Volta) per le ore 17 di giovedì 13 ottobre.

Prima che prendesse la parola Leone Rivara di Como senza frontiere, è intervenuto Mattia Stancanelli, rappresentante a Como della Chiesa pastafariana italiana,  a rimarcare l’intervento tempestivo e costante della propria comunità in sostegno alla popolazione migrante. I limiti del campo, ha asserito Stancanelli, sono da subito stati evidenti e sono diventati ancora più critici nelle ultime settimane come conseguenza della modifica del regolamento; contestualmente, gli oratori hanno ripreso le proprie regolari attività e non sono concretamente in grado di mantenere la disponibilità offerta nei mesi estivi.
È perciò importante intervenire in tal senso, nel rispetto dei migranti esclusi o in attesa  di quelli che raggiungeranno la nostra città nei prossimi mesi.

Parlando come volontario di Como senza Frontiere e come attivista dei diritti dei migranti, Rivara ha reso note le questioni da presentare in Prefettura la prossima settimana. Nel seguito il testo integrale del documento presentato alla stampa. [Alida Franchi, ecoinformazioni]

«Como senza frontiere chiede al Prefetto:

  1. perché non si rendono pubbliche le regole di funzionamento del Campo e  le “regole d’ingaggio” di CRI e Caritas ( ruoli e responsabilità degli operatori di CRI e Caritas, obblighi e limitazioni richieste agli ospiti)? Chiediamo al Prefetto di conoscerli, convinti come siamo ch’egli non abbia né possa avere nulla da nascondere all’opinione pubblica, così come alla Amministrazione comunale.
  2. quali sono i criteri e le procedure di selezione e accesso dei volontaria al Centro?
  3. chiediamo trasparenza circa la reale entità dei soldi stanziati per la gestione del Campo, con particolare riferimento alle diverse voci di spesa che concorrono a coprire la cifra di 25€ a persona/giorno
  4. chiediamo se è questa la cifra effettivamente stanziata, nonostante il prevalere di ospiti minorenni per i quali la legge prevede una cifra superiore, fra 35 e 45€
  5. chiediamo se detti stanziamenti sono riconosciuti esclusivamente alla CRI oppure se anche l’attività prestata da altri soggetti preveda un contributo agli stessi e, se sì, in che misura.
  6. chiediamo se il Prefetto è a conoscenza che i limiti da lui stesso imposti all’accesso al Campo stanno producendo un crescente numero di profughi presenti in città, privi di qualsiasi tutela e protezione ( ricovero, vitto, assistenza sanitaria, psicologica e legale) che potrebbe in brevissimo tempo riproporre, aggravata, la situazione di emergenza umanitaria verificatasi nella scorsa estate.
  7. chiediamo al Prefetto quali azioni abbia compiuto e preveda di compiere perché vengano messi a disposizione – a partire dalla Caserma De Cristoforis – beni dello Stato, del Comune e della Provincia per tamponare almeno in parte l’urgente e crescente bisogno di accoglienza per tutti i profughi “esclusi” dal Campo. Si tratta di un vasto patrimonio immobiliare che potrebbe essere utilizzato con diverse modalità – superando, come fatto dal Prefetto stesso con il vincolo cimiteriale in via Regina Teodolinda, impedimenti normativi esistenti – alleggerendo così la forte pressione cui sono sottoposti i soggetti privati che oggi offrono accoglienza: parrocchia di Rebbio, Caritas e Opera don Guanella in primis.
  8. chiediamo al Prefetto di garantire ai Consiglieri comunali il ibero accesso al Campo per verificarne costantemente l’efficienza e il rispetto dei diritti individuali degli ospiti, nell’interesse della collettività cittadina,
  9. chiediamo la modifica del regolamento in vigore nel Campo, prevedendo l’accesso notturno, fino a saturazione della sua capienza, a quanti si presentassero al cancello dopo la prevista ora di chiusura delle 22.30 perché provenienti da fuori città con l’ultimo treno e/o perché respinti dalla Polizia di frontiera elvetica.
  10. chiediamo al Prefetto di indicare i tempi entro i quali potrà garantire il superamento della attuale situazione in cui versano i minori, difforme da quanto previsto dalle leggi in vigore sul territorio italiano, affidando gli stessi alla tutela di Comunità di accoglienza protette, così da “riaprire” nel contempo il Campo a tutti i migranti senza differenziazioni né limitazioni dei loro legittimo diritto di essere accolti e tutelati, così come previsto dalle leggi nazionali, comunitarie e internazionali, oggi in parte disattese.
  11. chiediamo al Prefetto s’egli ha vietato o sconsigliato a CRI e Caritas la partecipazione al Tavolo di Coordinamento per l’Emergenza Profughi presso il Comune
  12. chiediamo al Prefetto quali azioni intende compiere per dare seguito alla sollecitazione avuta dall’assessore dal Comune di Como di avviare la raccolta delle disponibilità di soggetti privati per l’accoglienza di minori non accompagnati secondo le modalità di legge e con i fondi statali per ciò disponibili, curando nel contempo che in tale percorso non si inseriscano soggetti con titoli non adeguati a svolgere il compito e interessati solo al guadagno ricavabile».

Guarda il video di tutti gli interventi della conferenza stampa.

 

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