
Conclusa la prima edizione di “Fuori mercato”, cinema sperimentale allo Spazio Gloria
La prima edizione di Fuori mercato – Como Independent Film Festival si è aperta il 22 marzo allo Spazio Gloria del circolo Arci Xanadù con la proiezione di Amerika Square (Πλατεία Αμερικής – Plateía Amerikís, 2016, 85′) lungometraggio del regista greco Yannis Sakaridis. Una vicenda corale narrata con uno humour nero sotto le righe, in cui si incrociano diversi destini. «Ho sempre ammirato quelli che vogliono partire – commenta il narratore e co-protagonista del film – la passione con cui ti parlano di Parigi, Berlino, Göteborg. Eppure proprio queste persone incontrano grandi difficoltà per arrivare dove vogliono».
La labirintica Atene in cui personaggi e storie convergono e divergono è specchio dell’entropia del mondo contemporaneo di cui siamo tutti cittadini e, al contempo, ospiti temporanei, magari indesiderati. La pellicola parla di diversità, di emarginazione e del desiderio di decidere personalmente della propria vita: tutti temi che marcano l’anima di Fuori mercato, festival esordiente sotto il segno dell’indipendenza, intesa non soltanto in senso creativo ma anche – e forse più “ovviamente”, visto il nome dell’iniziativa – per quanto riguarda la produzione. Le opere di Fuori mercato sono infatti accomunate dall’estraneità rispetto ai circuiti della grande distribuzione, anche se – come ricorda Stefano D’Antuono, co-direttore artistico del festival (lo affianca nel ruolo Barbara Lombardi, responsabile artistica di Xanadù) – non bisogna incorrere nel facile errore di identificare l’indipendenza con il principio del low budget.
A parte questo comun denominatore dell’indipendenza, i film in concorso colpiscono per la loro varietà: le 31 opere, 4 lungometraggi e 27 cortometraggi, spaziano tra i generi più disparati, e i curatori hanno deciso di renderne merito nella programmazione delle quattro giornate di festival. Non di minore rilevanza è l’aspetto dell’internazionalità di Fuori mercato, considerando che sono passati dal “vaglio” della direzione artistica non meno di 160 titoli provenienti da diversi paesi del mondo e che la selezione definitiva è equamente ripartita tra produzioni “nostrane” e non. Un “contrappeso” alla dimensione internazionale è invece rappresentato dall’intervento in sala di diversi tra i cineasti italiani in gara, tra cui Davide Morando (Sam Body, 12′), Francesco D’Ascenzo (Alla Finfinfirifinfirifinfinfine, 9′) e Domizia Tosatto, quest’ultima di origine comasca ma regista del francese Trachtenbuch – le livre des vêtements (5′). Dopo un primo intervento nel pomeriggio di venerdì 23 marzo, D’Ascenzo e Tosatto sono stati presenti al Gloria anche domenica 25, come anche Daniele Morelli, autore del corto in gara Abcd (8′) e assistente alla regia di Paolo Sorrentino.
Domenica è stato proiettato in sala un film fuori concorso: La mia classe (2013, 95′), interpretato da Valerio Mastandrea e da attori non protagonisti e diretto dal regista Daniele Gaglianone, che è anche membro della giuria di Fuori mercato insieme a Agostino Castiglioni (direttore alla fotografia), Edo Colombo (insegnante e tecnico del cinema), Roberto Roversi (presidente Ucca) ed Enrico Gabrielli, musicista (Calibro 35 e Mariposa) e cinefilo. Proprio quest’ultimo è il protagonista dell’altro “fuori concorso” del festival: martedì 27 marzo, la proiezione dell’opera sperimentale Upm- Unità di produzione musicale (2015, 77′) diretto da Pietro De Tilla, Tommaso Perfetti, Elvio Manuzzi a cui Gabrielli, co-ideatore del progetto, ha prestato il proprio contributo artistico.
Purtroppo, il pubblico di questa prima edizione di Fuori mercato si è mantenuto poco numeroso, soprattutto in orari pomeridiani e nei giorni feriali (meglio è andata sabato 24 e domenica 25 marzo, con un picco di affluenza per il pomeriggio di domenica); va però precisato che i lavori in concorso sono stati complessivamente accolti con favore e interesse da parte degli spettatori. Oltre al sopracitato Amerika Square, la categoria lungometraggi è stata rappresentata dall’italiano Mauro Mingardi – un western senza cavalli (2017, 78′) di Davide Rizzo e Marzia Toscano, ispirato all’assai atipico cineasta bolognese Mauro Mingardi, dall’iraniano Immortality (Javdanegi) di Mehdi Fard Ghaderi (2016, 146′), una storia di viaggio e di destini incrociati, e dall’indiano To let (2017,100′), firmato da Ra Chezhiyan, vicenda familiare ambientata in una Chennai (la città un tempo nota come Madras) segnata da profonde trasformazioni. Proprio quest’ultimo film, proiettato per la prima volta in Italia proprio in occasione del festival, ne è il vincitore designato dalla giuria nella categoria lungometraggi, in ragione – citando la motivazione fornita da Castiglioni, Colombo, Gabrielli, Gaglianone e Roversi – della “[…] semplicità e [della] leggerezza e raffinatezza con cui racconta il piccolo grande dramma di una giovane famiglia in bilico fra le urgenze della quotidianità e i sogni del desiderio”. Conquista invece il premio per il miglior cortometraggio Because of a little Apple (Russia, 14′), storia dolceamara di ribellione giovanile firmata dalla cineasta Ksenia Roganova, che si è ispirata a un racconto di Anton Cechov. Queste le parole con cui la giuria spiega la sua scelta: “Una riflessione sulla fragilità dei rapporti umani attraverso una regia emozionante nel raccontare, con discrezione e distacco, i personaggi di questa breve e intensa storia in cui l’umanità viene derisa in cambio di una bottiglia di whiskey”. Menzione speciale anche a Europa 2, il documentario iperrealista di Matteo Picardi (Italia, 2017, 14′) : “Grazie ad un’osservazione lenta e riflessiva – precisano i giurati – il film lascia emergere la realtà oltre il reale, quello che è davanti agli occhi di tutti eppure così invisibile”.
E dare visibilità al visibile (o, in altre parole, “dar voce a chi non ha voce”) era un obiettivo dichiarato in partenza dagli organizzatori del festival. Lo stesso titolo Fuori mercato – si era argomentato alla conferenza stampa dell’iniziativa – sottende a una condizione di anomalia, di eccentricità, talvolta perfino di emarginazione, che è stata declinata in una varietà di sfumature dai cineasti che hanno preso parte al concorso e più in generale al festival. Le storie raccontate parlano infatti di pazzi, di sognatori, di poveri e di migranti, di visionari, ribelli e di soggetti in qualche modo “alienati” – alcuni volutamente, altri loro malgrado – dal sistema; gli stessi soggetti a cui anche la nostra redazione, sia pur con mezzi diversi, presta da sempre maggior attenzione. Dispiace che lo stesso festival, che conclude il sodalizio di Xanadù, ecoinformazioni e Teatrogruppo Popolare, intrapreso un anno fa con l’avvio del progetto Cariplo Connessioni controcorrente, sia passato relativamente in sordina tra il pubblico comasco, nonostante la qualità e l’unicità del suo programma in una città che di festival cinematografici ne conta ben quattro (tra i quali Fuori mercato è il solo espressamente votato, in via peraltro inedita, al cinema indipendente). D’altra parte, se c’è una lezione universalmente valida per gli artisti, soprattutto fuori dal mainstream, è proprio questa: non arrendersi mai, fare ciò che si può (e soprattutto, ciò che si vuole) con ciò che si ha, perché si può non avere molto tra le mani, e ciononostante avere molto da dire, e potenzialmente infiniti modi per dirlo. Come hanno fatto Mauro Mingardi, regista del western in concorso a lui dedicato, o Antonio Sancassani, titolare del “Mexico”, storico monosala indipendente milanese a cui è stato dedicato l’appuntamento de I lunedì del cinema precedente il festival, con la proiezione del docufilm di Michele Rho Mexico! Un cinema alla riscossa (2016, 90′) alle 21 di lunedì 19 marzo) , o gli artisti che hanno accettato la sfida di questo festival esordiente, celebrazione di un cinema libero e creativo che è, da sempre, il preferito dello Spazio Gloria e dei suoi aficionados. [Alida Franchi, ecoinformazioni]