Arte/ Luigi Rossi a Rancate, tra Otto e Novecento

La Pinacoteca Züst di Rancate, piccolo centro ticinese ormai integrato nella città di Mendrisio, ci ha abituato negli anni a mostre allestite con grande cura e molta misura, spesso dedicate a temi e personalità locali ma sempre con ampie aperture sul panorama storico-artistico generale. L’esposizione attualmente visitabile, dedicata al pittore Luigi Rossi, si colloca in questo solco, al più alto livello.

Luigi Rossi, nato a Cassarate, nel circondario luganese, nel 1853 e morto a Lugano nel 1923 (si celebra dunque quest’anno il centenario della sua scomparsa), è considerato uno dei massimi esponenti della pittura ticinese moderna; ma forse questa considerazione per il profondo radicamento nel suo territorio gli è stato d’impedimento per una più alta collocazione del panorama artistico. Luigi Rossi è – infatti – a pieno titolo un pittore europeo.

Non solo perché la sua formazione avviene al di là dei confini della “piccola patria”, tendenzialmente in Italia; non solo perché i suoi interessi lo porteranno a spaziare nel continente dalla Sicilia alle sponde atlantiche francesi; anche e soprattutto perché sono europei il suo sguardo aggiornato, la sua capacità di recepire e rielaborare gli stimoli provenienti dalle molte, diverse correnti di un’arte in continuo e profondo rinnovamento nei decenni della sua attività, così come l’equilibrio “linguistico” tra tradizione e modernità.

La mostra di Rancate documenta questo complesso itinerario in modo esauriente e stimolante, esponendo nel percorso le grandi opere di intenzione simbolica, i piccoli quadri di genere, i paesaggi, i ritratti, i quadri d’ambiente.

Luigi Rossi, Il canto dell’Aurora

Alcune di questi dipinti sono ormai capolavori riconosciuti: primo fra tutti Il canto dell’Aurora (1910-1912), con la sua “variazione” L’eco, dove la relazione tra le donne (ma bisognerebbe dire le popolane, data la loro netta caratterizzazione montanara-rurale, se il termine non suonasse sminuente alle orecchie moderne) e il mondo è potentemente giocato sull’evocazione della voce. (A questo valore narrativo e simbolico si deve – tra l’altro – l’organizzazione durante la mostra della presentazione del volume Women’s Voices. Echoes of Life Experiences in the Alps and the Plain, curato da Stefania Bianchi e Miriam Nicoli, e che appunto reca in copertina proprio L’eco di Luigi Rossi.)

Anche l’Arcobaleno (1911) si inserisce nel filone post-impressionista/simbolista, mentre Rêves de Jeunesse (1894), con la sua replica speculare Miraggio (1900-1905), coniuga la ricerca simbolica con una pittura più diretta e, forse, popolare.

La ricchezza della mostra consiste, però, soprattutto nella possibilità di scoprire aperture profonde nel percorso artistico di Luigi Rossi. Il ben noto ritratto della figlia, intitolato Genzianella (1908), può allora essere idealmente accostato a un altro ritratto di bambina, che deve evidentemente il suo titolo Alveare allo sfondo che ritrae un caseggiato popolare. Quest’ultima incursione nel sociale, inevitabilmente, fa riconsiderare altri dipinti, che potrebbero apparire semplicemente “di genere”, come possibili squarci sulla condizione delle genti rurali: Le gerle (1890-1895), Il fieno (1894), Armée du travail (1898) si rivelano in tutta loro capacità evocativa, tutt’altro che scontata.

Allo stesso modo, poter avvicinare le vedute “francesi” – Passeggiata domenicale (1910), La raccolta delle ostriche (1905-1910) – e quelle “siciliane” – come La Sicilia – Trittico (1910-1912), Caltanissetta (1903) – a quelle “ticinesi” – come La valle del Cassarate (1905-1910) – permette di considerare appieno il valore della luce e l’abilità del pittore nel restituire situazioni ambientali differenti.

Da ultimo, non si può fare a meno di notare qualche contributo al territorio comasco: più ancora delle illustrazioni “promozionali” dedicate al Lario, è interessante lo scorcio di Corenno Plinio (1898), capace di evocare la vita quotidiana laghée di fine Ottocento. [Fabio Cani, ecoinformazioni]

Luigi Rossi (1853-1923
Artista europeo tra realtà e simbolo
a cura di Matteo Bianchi, con la collaborazione di Mariangela Agliati Ruggia
Rancate (Mendrisio), Pinacoteca Züst
fino al 25 febbraio 2024
Orari: martedì-venerdì 9-12, 14-18; sabato-domenica e festivi 10-12, 14-18; chiuso lunedì, 24, 25, 31 dicembre
Ingresso: CHF/euro 10, ridotto CHF/euro 8
Info: 004191 8164791, http://www.ti.ch/zuest

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