Manifestazione 25 ottobre

Un milione a Roma per diritti e lavoro

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Un milione di persone a Roma con la Cgil per i diritti  e il lavoro contro le politiche del governo Renzi. La segretaria della Cgil, Susanna Camusso ha dichiarato: «pronti allo sciopero generale». In piazza anche una parte del Pd. Da una parte la Leopolda, dall’altra la gente. Nel giorno della kermesse renziana a Roma in una piazza San Giovanni gremita e colorata di rosso ha risposto al premier respingendo al mittente il jobs act e la demolizione dell’articolo 18. In attesa dello sciopero generale, annunciato – senza data – da Susanna Camusso. 

Si dice che la Cgil abbia dovuto procurarsi pullman anche oltre confine per accogliere e portare a Roma tutte le persone che hanno partecipato sabato 25 ottobre alla manifestazione. E che il numero dei bus utilizzati fosse oltre la metà di quello dell’altra manifestazione passata alla storia, quella della Cgil di Cofferati del 23 marzo 2002, con oltre tre milioni di partecipanti. Al di là del balletto dei numeri, comunque, il corteo e la piazza hanno dato un segnale forte e chiaro a Renzi e al suo governo: il jobs act è irricevibile, servono altre politiche per il lavoro.

L’attenzione dei giornalisti era tutta sugli esponenti del Pd scesi in piazza a fianco della Cgil, in contrapposizione con l’appuntamento di Firenze delle stesse ore: Gianni Cuperlo, Pippo Civati, Stefano Fassina, Guglielmo Epifani, Cesare Damiano e Sergio Cofferati.

Presenti tutte le regioni e le categorie sindacali, foltissimo come sempre il gruppo dei pensionati dello Spi, e poi studenti di varie sigle e movimenti, associazioni, a partire dall’Arci, partiti ( L’altra Europa con Tsipras, Rifondazione comunista, Sinistra ecologia libertà) e moltissime delegazioni di lavoratori in lotta in diverse vertenze territoriali.

I più “antagonisti”  avevano già sfilato il giorno prima, a Roma, in occasione dello sciopero generale indetto dai sindacati di base. E a proposito di sciopero, nel corso del suo intervento, la segretaria generale del principale sindacato italiano ha chiesto al governo di  estendere «le tutele a tutti piuttosto che toglierle ad alcuni. Il passaggio successivo per la protesta, – ha continuato Camusso – se non si otterranno modifiche alla delega sul lavoro e sul ddl di stabilità in direzione di una maggiore giustizia fiscale, saranno quindi gli scioperi articolati sul territorio e infine lo sciopero generale».  L’autunno di lotta è appena cominciato. [BB, ecoinformazioni]

 


 

25 ottobre/ L’Arci è per i diritti con la Cgil

25_ottobre_-_sitoSabato 25 ottobre l’Arci è in piazza a manifestare con la Cgil per i diritti, la dignità e l’uguaglianza. Con un comunicato stampa, la più grande associazione della sinistra italiana ha dichiarato che le ragioni della sua adesione all’iniziativa del sindacato.

«Più diritti e più democrazia, a partire dal mondo del lavoro, costituiscono  le vere ‘innovazioni’ che servono al nostro paese. La crisi di questi anni è frutto dello strapotere dei poteri finanziari e di rendite di posizione che hanno svilito dignità e lavoro, e ora si pensa di uscirne cancellando i diritti, con più precarietà e più ingiustizia sociale. La discussione sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non è una discussione ‘tecnica’, è invece una questione che attiene al riconoscimento di un diritto fondamentale. Per questo pensiamo che l’impostazione con cui si è affrontato il dibattito sulla disciplina del mercato del lavoro sia profondamente sbagliata. E’ sbagliato partire dalla riduzione di tutele già previste dal nostro ordinamento indicandola come possibile soluzione della crisi. Si tratta peraltro di una ricetta che ha già fallito in tutti i paesi in cui è stata applicata. E’ del tutto strumentale usare la disciplina dei licenziamenti come una clava per definire i confini tra ciò che è vecchio e ciò che nuovo, tra immobilisti e innovatori. Siamo convinti del contrario: è attraverso l’uguaglianza e i diritti che si sviluppa lavoro, così come attraverso investimenti in cultura, welfare, ambiente. Un mercato del lavoro privo della cultura dei diritti fondamentali non potrà mai ‘innovare’ e rispondere al cambiamento richiesto da un nuovo e necessario modello di società e di sviluppo. A queste considerazioni, va aggiunta la grande preoccupazione per una legge di stabilità che, tagliando risorse alle Regioni, avrà ricadute che peggioreranno ulteriormente il sistema di protezione sociale e la vita dei cittadini. Il Jobs Act  è stato presentato come una riforma del sistema di ammortizzatori sociali, ma le risorse economiche previste per il nuovo ‘salario minimo’ sembrano ad oggi del tutto insufficienti. Non tocca un tema centrale per la modernità del nostro paese come la democrazia nei luoghi di lavoro. Noi non condividiamo l’operato del Governo su questo provvedimento non solo per i suoi contenuti. Crediamo che oggi a rischio non sia solo la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici ma la concezione stessa del nostro vivere democratico. L’iter del Jobs Act svela un’idea alla quale non vogliamo e non possiamo rassegnarci: le organizzazioni della rappresentanza sociale (in questo caso il sindacato), parte fondamentale del nostro sistema democratico, vengono percepiti  come fastidioso orpello, come il  residuo di un’epoca passata del quale c’è volontà di sbarazzarsi.

Francesca Chiavacci (presidente nazionale Arci) alla manifestazione della Cgil
Francesca Chiavacci (presidente nazionale Arci) alla manifestazione della Cgil

Noi pensiamo invece che le forme della rappresentanza sociale siano essenziali per la costruzione della democrazia nel nostro paese, agenti di sviluppo e non fattori di immobilismo. Anche a noi non sfugge la necessità di introdurre innovazioni nei rapporti tra forze sociali e istituzioni (in questo caso il Governo), ma questo non può significare il disconoscimento o peggio la delegittimazione del ruolo dei cosiddetti ‘corpi intermedi’ e quindi anche dei sindacati. E’ attraverso il confronto e il dialogo con le forme della partecipazione e di rappresentanza dei cittadini che è possibile costruire un nuovo modello per uscire dalla crisi. La nostra adesione alla manifestazione del 25 ottobre è quindi anche un appello alla riflessione per chiunque, ricoprendo responsabilità di governo (nazionale o locale), pensi che il confronto e il dialogo sui temi fondamentali del vivere comune possano essere derubricati a passerelle o sbrigativi teatrini. L’Arci, associazione che ha tra le ragioni fondative della sua esistenza lo sviluppo della partecipazione, crede invece che sia  giusto riconoscere l’apporto di chi il confronto lo pratica quotidianamente con milioni di cittadini. Per questo saremo in piazza con la Cgil il prossimo 25 ottobre e invitiamo i nostri soci e le nostre socie a manifestare per il lavoro, la dignità e l’uguaglianza.» [Arci nazionale]

Foto/ Da Como con la Cgil per il lavoro

comocgilroma Ampia anche la delegazione di lavoratori comaschi che ha  partecipanto alla manifestazione del 25 ottobre a Roma. Mentre la testa del corteo era già arrivata a piazza San Giovanni la coda era appena partita. Intanto gli esponenti comaschi vicini a Renzi si rammaricano per la presenza di parlamentari del Pd nella mobilitazione contro il governo mentre quelli delle sinistre gioiscono per la riuscita, molto al di là delle aspettative, dell’iniziativa che ha raccolto un popolo intergenerazionale e politicamente determinato per i diritti per tutti/ e. [foto di Giacomo Licata, Marco Lorenzini, Fabrizio Cavalli, Luca Fonsdituri, Roberta Sfardini, Veronica Versace]

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Cinegiornale 11 ottobre/ Sabir, Jazz, Corso di cinematografia, Manifestazione 25 ottobre

cinegiornaleIl Cinegiornale di ecoinformazioni, a cura di Andrea Rosso, in proiezione allo Spazio Gloria del circolo Arci Xanadù di Como dall’11  ottobre 2014. In questa edizione Sabir, Jazz a Piazza Martinelli, Corso di cinematografia al Gloria, Manifestazione del 25 ottobre per il lavoro.