piazza Grimoldi

Una nuova piazza Grimoldi … da immaginare

Imagine… comincia proprio così, con involontaria ironia, l’inaugurazione della rinnovata piazza Grimoldi alle 18 del 20 luglio 2016: con un invito, sulle note di John Lennon, a immaginare… cosa? forse una piazza.

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Dopo tre anni di lavoro, la piazza è finita. È lì da vedere e ognuno, adesso, può esprimere serenamente la propria opinione e anche, magari, immaginare cosa si sarebbe potuto fare di diverso.

Un’inaugurazione non è certo il momento per proporre dubbi e ripensamenti, e quindi nelle parole degli amministratori, e dei progettisti, la nuova piazza Grimoldi è la migliore piazza possibile, che afferma «una nuova qualità degli spazi urbani» e, più in generale «una superiore qualità della vita» che si rifletterà, si spera, anche sul lavoro, sull’accoglienza e, forse, persino sulla pace nel mondo. Nessuno si nasconde che ci sono anche altri problemi (i profughi malamente accampati alla stazione San Giovanni sono ripetutamente evocati), ma – nelle parole del sindaco, Mario Lucini – «non c’è contraddizione, non c’è stridore» perché avere una piazza più bella è meglio per tutti.

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Ci mancherebbe altro: meglio una piazza con quattro alberi e quattro “punti luce” piuttosto che un mal congegnato parcheggio, ma si fa fatica a cogliere a occhio nudo l’autentico «cambiamento della città» e la «visione civica e collettiva» evocati, a nome di tutti i progettisti, dall’architetto Stefano Seneca. Ma ci sarà tempo, si spera, per capire meglio e cogliere i valori di questo nuovo spazio urbano.

Intanto, il concetto più evocato è quell’«imprevisto» a cui si è dovuto ripetutamente far fronte, compresi quegli «imprevisti» resti archeologici «imprevedibilmente» conservati sotto uno strato d’asfalto di appena una spanna, che «imprevedibilmente» erano lì da sempre, e in particolare dal 1926, quando vennero abbattuti gli edifici che ingombravano quella che allora non era ancora una piazza.

I resti sono stati ricoperti, le risultanze scientifiche prima o poi saranno presentate al pubblico di esperti che se li merita, e nel frattempo la gente potrà giocare con il rendering in 3D che, almeno nella bozza mostrata in occasione dell’inaugurazione, assomiglia più a un videogioco che a una ricostruzione didatticamente comprensibile.

Ma ci sarà tempo anche per questo. La gente si approprierà delle «sedute» in sasso di Moltrasio intorno alle fontane, e apprezzerà, nelle ore canoniche, l’ombra del torre del Broletto. Perché, come canta un altro cantautore, «è la gente che fa la storia» e forse anche le piazze…

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Senza alcuna intenzione di guastare la festa d’inaugurazione, propongo una piccola riflessione a margine. Questi tre anni di lavoro mettono in discussione, a mio parere, non solo e non tanto il risultato finale, ma anche e soprattutto l’iter seguito. Ovvero: risulta quasi incredibile che dovendo mettere mano a uno dei luoghi più carichi di storia della città, quella storia sia stata bellamente ignorata prima (altrimenti nessuno avrebbe parlato di «imprevisto») e sotterrata dopo; ma non solo: risulta quasi incredibile che la procedura si sia limitata a un bando di concorso, senza alcuna messa a punto prima durante e dopo. Non ci sono alternative? Andate a verificare cosa succede oltre frontiera, a pochi chilometri da qui, con le procedure di «mandati di studio paralleli», di «pianificazione di prova basata sul dialogo», di «progettazione tramite workshop»; in quel caso sono proprio le associazioni dei progettisti (in primo luogo la SIA – Società Ingegneri Architetti) a farsi promotori di tali ipotesi di lavoro, che per carità di patria si potrebbero anche chiamare “sperimentazioni”. Andate a verificare quale è stato il procedimento per la riqualificazione del lungo lago di Lugano-Paradiso (lo so, lo so, il nostro di lungo lago è meglio nemmeno nominarlo).

E allora, seduti sul bordo delle fontane, si può anche immaginare una città che progetta.

[Fabio Cani, ecoinformazioni]

 

Piazza, bella piazza… (Grimoldi)

 

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Piazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza… metà filastrocca popolare, metà poesia cantautorale, potrebbe essere un’epigrafe adeguata per la vicenda un po’ paradossale, un po’ emblematica, di piazza Grimoldi che ormai si avvia verso la conclusione.

A tirare le fila ci ha provato un incontro pubblico, mercoledì 16 marzo, nel tardo pomeriggio, organizzato dall’amministrazione comunale all’interno della chiesa di San Giacomo, relitto di quel più vasto organismo che fu la concattedrale di Como, di cui un po’ per necessità, un po’ per caso, si sono indagati i resti archeologici della facciata, nascosti per novant’anni sotto un sottile strato d’asfalto.

L’incontro, con tutte le diverse voci presenti, si è sforzato di mettere ordine, di mostrare un filo logico in una vicenda che invece ai più appare un po’ senza capo, un po’ senza coda. L’esito era scontato: un progetto nato da un concorso che teneva in poca considerazione la centralità urbanistica, storica, simbolica di quella zona è stato modificato quel poco che basta per tenere nel minimo conto indispensabile la ritrovata testimonianza di quella centralità. Un po’ troppo dispendioso pensare a tenere in vista i reperti, un po’ troppo impegnativo pensare a restaurarli, e quindi per il momento ci si può accontentare di studiarli, di rilevarli, di ricostruirli virtualmente in tre dimensioni (ma comodamente delocalizzati, in modo che non ostacolino troppo il progresso), di ricoprirli senza manometterli, di consegnarli a una posterità un po’ più ricca, un po’ più interessata. E chi vivrà, vedrà.

Per il presente, se ne può indicare la traccia in acciaio corten nella risciada di ciottoli, tra i corpi luminosi che hanno preso il posto dei quattro alberelli sacrificati.

Per il passato, se ne può ricostruire la storia, illudendosi che tutti i pezzi vadano al loro posto senza contraddizioni, che quei due “campanili” tanto agognati possano bastare a se stessi, senza necessità di ulteriori indagini, senza ulteriori desideri di capire veramente cosa possano aver significato, con tutto quello che sta loro intorno.

Per il futuro, una piazza, bella piazza, in cui tanto la lepre pazza non passerà, e in cui anche i tanto accesi dibattiti di queste settimane saranno scemati.

Resta il dubbio che quella piazza avrebbe potuto essere l’occasione di coniugare la storia e l’attualità, le indagini e l’immagine, i simboli e i bisogni. Poteva essere il motore per tornare a dare un senso a una chiesa ormai dimezzata e quasi del tutto priva di funzioni, a un palazzo pubblico quasi marginale nonostante la sua centralità fisica, a dei portici ridotti (in parte) ad appendice di un esercizio commerciale, a uno spazio slabbrato perché indefinito nel suo significato attuale.

Certo la posta era alta, e impegnativi gli obiettivi, perché imponente l’eredità da elaborare.

Sarà per la prossima volta.

[Fabio Cani, ecoinformazioni]

Un nuovo progetto per piazza Grimoldi

PiazzaGrimoldi-01Il sopralluogo della Soprintendenza ha portato alla decisione di cambiare il progetto, ma viene annunciato che i reperti saranno interrati.

 

Giovedì 11 febbraio la Soprintendenza ai beni archeologici ha fatto un nuovo sopralluogo nella piazza antistante la chiesa di S. Giacomo a Como: «I funzionari hanno concordato con il Comune di completare le operazioni di pulizia, il rilievo e la documentazione fotografica e video dei reperti rinvenuti nel corso degli scavi».

«Entro la prossima settimana il progettista, l’architetto Stefano Seneca, provvederà a presentare una nuova proposta progettuale che dovrà poi essere sottoposta alla Soprintendenza – viene precisato da Palazzo Cernezzi –. Nel frattempo, è stato deciso di suddividere l’area in due parti in modo da poter proseguire con i lavori nella parte verso la chiesa di San Giacomo»

«A fine febbraio/inizi di marzo sarà poi organizzata una giornata di apertura del cantiere per consentire di prendere visione dei ritrovamenti – termina la nota –. È stato ulteriormente confermato che a conclusione delle indagini i reperti saranno di nuovo interrati». [md, ecoinformazioni]

Bloccati i lavori in piazza Grimoldi

duomobrolettosangiacomoMartedì 26 gennaio sopralluogo della Soprintendenza per il ritrovamento di alcune «lastre riferibili ad una pavimentazione e un tratto di muratura».

 

Bloccati i lavori, appena partiti, di riqualificazione di piazza Grimoldi a seguito dell’allargamento della zona a traffico limitato, con il rinvenimento lunedì 25 gennaio di alcune «lastre, probabilmente riferibili ad una pavimentazione, e un tratto di muratura». Gli operai stavano facendo uno scavo «per la posa del locale tecnico a servizio della fontana». «Le operazioni si sono svolte sotto la supervisione e con l’assistenza di un’impresa iscritta all’albo della Soprintendenza archeologica» assicura il Notiziario comunale. «Attualemente il cantiere è sospeso – ha affermato l’assessore Lorenzo Spallino negli interventi preliminari al Consiglio comunale di lunedì 25 gennaio –. Domani [26 gennaio] alle 9 di mattina avverrà un sopralluogo della Soprintendenza» (mappa elaborazione Laboratorio di geomatica del Politecnico di Milano). [md, ecoinformazioni]

Palazzo Cernezzi si impunta su piazza Grimoldi

rendering piazza grimoldiIl Comune di Como impugna il parere Soprintendenza per il sindaco si tratta di: «Prescrizioni contraddittorie rispetto alla valutazione favorevole che fu fatta in sede di gara».

 

La Giunta comunale comasca ha deliberato mercoledì 8 aprile: «Di impugnare il parere della Soprintendenza per i beni archeologici e paesaggistici sul progetto di riqualificazione di piazza Grimoldi».

«Le prescrizioni della Soprintendenza nella parte in cui negano la realizzazione della fontana sono contraddittorie rispetto alla valutazione favorevole del medesimo progetto che fu espressa dalla stessa Soprintendenza in sede di gara – afferma il sindaco Mario Lucini –. Anche per ragioni di equità verso i partecipanti al concorso, riteniamo opportuno sottoporre al Tar tale operato e nell’ottica della difesa di un’intuizione progettuale che, se privata dell’elemento acqua, verrebbe profondamente modificata». [md, ecoinformazioni]

Un centinaio di architetti a spasso per la città con in testa un paio di progetti

Capita che un’amica assessora ti telefoni all’ultimo momento per chiederti se puoi accompagnare un gruppetto di architetti iscritti a un concorso di progettazione e dar loro qualche indicazione… Puoi forse dire di no?

Se poi il tema del concorso è la (ri)progettazione delle piazze recentemente pedonalizzate come fai a sottrarti a una simile incombenza? Su piazza Roma, i nostri lettori dovrebbero saperlo, ci siamo impegnati in prima persona. Qui la prima persona singolare è d’obbligo: ho fatto una mattina di visite guidate (con la sostanziale collaborazione di alcuni amici e amiche), ho introdotto la mattina di seminario d’approfondimento. Ecoinformazioni ha pubblicato un mezzostagionale sulla piazza e ha messo on-line l’intera mattinata di approfondimento. E poi che fai? tiri indietro la mano?

Capita così di fare da guida per un un paio d’ore a un gruppetto (quasi cento!!) di architetti, locali e no, cercando di comunicare a loro qual è lo stato dell’arte delle nostre conoscenze su questi spazi che loro dovranno (ri)progettare: piazza Roma, piazza Grimoldi, piazza Volta (la parte che a Como qualcuno ancora chiama Iasca, con le afferenti vie Rubini, Grassi e Garibaldi), cercando di instillare dubbi, ma anche di trasmettere le poche certezze, mostrando quante volte questi spazi sono cambiati e con quali logiche, evidenziando quanto è “viva” questa carne di città, ancorché un po’ avviluppata da asfalto e cemento. Che gli architetti Terragni e Frigerio, gli ingegneri Dell’Acqua, Uslenghi e Ponci sono importanti tanto quanto Garibaldi (entrato in città da via Garibaldi, ovviamente) o i parenti del papa Odescalchi, e soprattutto tanto quanto le donne e gli uomini che la città l’hanno costruita (e a volta distrutta).

Queste cose gli architetti, giovani e meno giovani, uomini e donne, dovrebbero saperle, ma non fa male ripetergliele. Essere cittadini è – spero – anche questo: trasmettere esperienze e conoscenze a servizio del cambiamento (meglio: a servizio di un cambiamento governato e partecipato).

A tutte le persone che mi sono state ad ascoltare ho ricordato che molti materiali sono disponibili attraverso ecoinformazioni (un piccolo mezzo di informazione che cerca di stare al passo del territorio) oltre ovviamente a qualche altra decina di oggetti frutto degli sforzi che abbiamo disseminato.

Basta andare agli articoli:

http://ecoinformazioni.wordpress.com/2014/03/18/il-futuro-di-piazza-roma/

http://ecoinformazioni.wordpress.com/2014/03/18/mezze-stagioni-in-piazza-roma-a-como-nessuna-conseguenza/

 

Ah, avevo anche portato la macchina fotografica per documentare questo piccolo esempio di gestione partecipata della cosa pubblica. Ma poi il ritmo delle spiegazioni dovute me l’ha fatta dimenticare e quindi non ho immagini per il nostro portfolio. Ecco perché alla fine ho scelto come immagine un’antica stampa (una delle mie preferite). Tant’è. Speriamo che il progetto a venire ci possa fare da immagine.

[Fabio Cani, ecoinformazioni]