Giorno: 23 Maggio 2017

24 maggio/ Mario Agostinelli presenta Il mondo al tempo dei quanti

L’ambientalista Mario Agostinelli sarà a Como mercoledì 24 maggio in piazza San Fedele alle 18 per presentare con Celeste Grossi Il mondo al tempo dei quanti, il libro scritto insieme a Debora Rizzuto. L’incontro è organizzato da La prossima Como. (altro…)

Diritti umani/ Il Comune non risponde, il vescovo sì

Si sa ci sono le elezioni, ma i diritti umani non seguono le tribune politiche e ci sono persone che insensibili al travaglio degli eleggibili continuano a coltivare ambizioni banali: avere un riparo per la notte, dei servizi igienici, delle docce. Cose normali per molti, per alcuni sogni irrealizzabili in una delle città più ricche del pianeta le cui istituzioni fanno finta di non sapere che ci sono più di 100 persone che dormono in strada ogni notte. Naturale quindi la frustrazione della Bella Como che nella riunione del 22 maggio ha dovuto prendere atto del fatto che nonostante le richieste, le proposte, le disponibilità, l’offerta di pagare i costi, nonostante tutto e di più, dal Comune ancora non è arrivata alcuna risposta per una vera e propria vergogna che evidentemente la Giunta ancora in carica vuole lasciare in eredità al/ alla prossimo/ a sindaco/ a di Como. Ma nell’assemblea del 22 maggio è arrivata anche una buona notizia: mentre il Comune non risponde il vescovo di Como lo ha fatto ed in modo concreto e significativo. Leggi nel seguito il testo integrale del Comunicato della Como solidale. [Foto di copertina Gin Angri; foto Dormire  Barbara Battaglia e Guido Primiano]

«Il Comune non risponde, il Vescovo sì

L’assemblea della Como solidale (Como senza frontiere, Gruppo volontari Sant’Eusebio, Migranti e sanità, Osservatorio giuridico per i diritti dei migranti) del 22 maggio ha discusso della situazione drammatica nella quale versano moltissime persone che sono costrette dalla mancanza di sufficienti luoghi di accoglienza a dormire in strada segnalando ancora una volta, come le offerte di disponibilità da mesi presentate al Comune di Como non abbiano ancora avuto risposta.

L’assemblea ha accolto con grande soddisfazione la risposta del Vescovo, monsignor Oscar Cantoni, a cui la Como solidale si era rivolta chiedendo nuovi spazi per l’accoglienza per le persone costrette a dormire in strada, indipendentemente dal fatto che essi/ e siano migranti o senza fissa dimora. La risposta ha dimostrato la piena consapevolezza del Vescovo della gravità della situazione prospettando interventi concreti per diminuire le sofferenze dei poveri non accolti.

Nella lettera del Vescovo vengono comunicati almeno tre importanti interventi: il rafforzamento dell’azione in città con l’avvio dell’attività della Caritas cittadina, la prossima apertura di una nuova struttura di accoglienza notturna nella struttura dei Missionari comboniani di Rebbio, la disponibilità a verificare, qualora l’hub del Cardinal Ferrari fosse collocato dal governo in altri luoghi, l’utilizzo degli spazi in appoggio al Centro pastorale.

Confortata dall’atteggiamento di apertura e disponibilità alla collaborazione anche con reti e associazioni evidenziato dal Vescovo, l’assemblea ha deciso di riproporre la concreta collaborazione delle organizzazioni e delle persone attive per l’accoglienza per dare piena attuazione alle iniziative decise dal Vescovo e di incontrare il coordinatore della Caritas cittadina Rossano Breda e avviare le più ampie sinergie possibili». [L’assemblea del 22 maggio 2017 di Como senza frontiere, Gruppo volontari Sant’Eusebio, Migranti e sanità, Osservatorio giuridico per i diritti dei migranti]

Uno straordinario quartetto contro i confini

Un concerto – quello del Kronos Quartet sabato 20 maggio al Teatro di Chiasso – al di là dei confini e degli steccati culturali: e, di questi tempi, non è poco. Non per buttarla in politica, ma l’impegno del Kronos Quartet per la promozione della musica contemporanea in tutte le sue forme e a partire da tutti i continenti è talmente profondo che non può essere messo in secondo piano, stante – ovviamente – la qualità altissima dell’esecuzione.

Questa caratteristica risulta del resto fondativa rispetto alla costruzione del repertorio stesso del quartetto; non avendo più bisogno di dimostrare di saper affrontare i “classici moderni” (le loro esecuzioni dei brani di avanguardia, da Bartók ai minimalisti americani – Steve Reich, Terry Riley, Philip Glass -, dal polacco Henryk Mikołaj Górecki ai russi Vladimir Martynov e Alfred Schnittke, sono ormai dei punti di riferimento obbligati), si sono rivolti all’elaborazione di un nuovo patrimonio musicale, commissionando lavori ai musicisti e alle musiciste del mondo intero, e in particolare delle aree meno “frequentate” dalla musica colta: dall’Africa al subcontinente indiano, dai territori caucasici a quelli latinoamericani, fino alla Cina. Sviluppato già da molti anni, questo percorso è adesso divenuto un progetto organico, con l’intenzione di commissionare, nel giro di pochi anni, 50 nuovi brani, equamente distribuiti tra femmine e maschi, con un’attenzione a tutti gli aspetti delle differenze che è davvero encomiabile. Di questi Fifty for the future, sabato sera se ne sono potuti ascoltare ben cinque (quattro in programma e uno tra i numerosi bis): del maliano Fodé Lassana Diabaté, della canadese Nicole Lizée, dell’irlandese Garth Knox, dell’azerbaigiana Franghiz Ali-Zadeh e della cinese Wu Man (virtuosa di pipa, una sorta di liuto cinese, coinvolta anche nel Silk Road Ensemble del noto violoncellista Yo Yo Ma). Le ragioni del progetto sono state esplicitate dal violinista David Harrington durante il concerto, nell’obiettivo di “consegnare alle prossime generazioni” un lascito musicale e culturale.

Intorno a questo nucleo a suo modo concentrato, altri esempi del vastissimo repertorio del Kronos, fortemente caratterizzato – come s’è detto – dal superamento dei generi e delle appartenenze culturali: così che una “cover” (ma, forse, usando un tecnicismo della storia della musica si potrebbe parlare correttamente di “travestimento”) di un brano di Pete Townshend, del ben noto gruppo rock “The Who”, a suo tempo offerto come regalo di compleanno al musicista Terry Riley, può stare accanto alla rilettura di una canzone di nozze siriana di Omer Souleyman.

Di tutti questi brani, così diversi uno dall’altro, l’esecuzione è accuratissima, anche dal punto di vista dell’utilizzo, particolarmente “colto”, dell’amplificazione e dell’elettronica, che ovviamente fa parte a pieno titolo dell’orizzonte culturale della contemporaneità, anche di quella musicale.

Ma se c’è stato un momento in cui la filosofia del quartetto si è rivelata con ogni evidenza al pubblico è stato proprio nella lunga sequenza dei bis, tutti brevemente ma intensamente “giustificati” nella scelta. Prima un “classico” del Novecento americano come Summertime di Gershwin, reinterpretato per quartetto d’archi ma passando per la rilettura rock di Janis Joplin e Big Brother & the Holding Co. (gli assoli di chitarra elettrica rifatti al violino sono un bell’esempio di metalinguismo all’ennesima potenza), poi un altro “classico” di segno diverso, Strange fruit, canzone contro il razzismo portata al successo da Billie Holiday, ma notissima anche nella versione di Nina Simone; poi ancora il pezzo for the future di Wu man (quarto della serie dei Dipinti cinesi), già ricordato, e per finire un brano del russo Martynov, sorta di minimalismo neoromantico e particolarmente evocativo.

Il pubblico, anche quello più tradizionale, mostra di gradire e ricolma di applausi David Harrington, John Sherba, Hank Dutt e Sunny Yang. Peccato che non fosse troppo numeroso, sicuramente molto meno di quanto avrebbe meritato la proposta del Teatro di Chiasso, una delle più interessanti della stagione in corso.

[Fabio Cani, ecoinformazioni]

Anche agli svizzeri fa male il nucleare

Al referendum sull’energia (prima fase di attuazione della Strategia energetica 2050) gli svizzeri hanno dato il 21 maggio un primo duro colpo al nucleare. Favorevoli al suo graduale abbandono il 58,2%. Su 26 cantoni, solo quattro quelli contrari. Il Ticino ha votato a favore con il 56,7% dei sì. Il testo prevede misure per ridurre il consumo, aumentare l’efficienza energetica, promuovere la produzione da fonti rinnovabili e vieta la costruzione di nuove centrali nucleari. Il 27 novembre 2016, gli svizzeri avevano bocciato con il 54,2 % di voti contrari un’iniziativa popolare dei Verdi che chiedeva la chiusura delle centrali nucleari del Paese entro il 2029. Il testo odierno non fissa scadenze ma prevede la graduale chiusura degli impianti esistenti, che verrebbero disattivati al termine del loro ciclo di vita.. [A. R., ecoinformazioni]

27 maggio/ Contro tutti i fascismi per rispondere alla vergognosa adunata fascista del 30 aprile

Per sabato 27 maggio, l’appuntamento è in piazza Paracchini a Dongo per la Giornata nazionale contro tutti i fascismi promossa dall’Associazione nazionale partigiani italiani; dove nel 1945 finì il fascismo in Italia, sabato dalle 14.30 musica, riflessione politica e uno spettacolo teatrale per ribadire la forza dell’antifascismo e renderne la piazza un simbolo. La mobilitazione è una prima risposta condivisa dall’insieme della forze politiche, dei sindacati e delle associazioni democratiche dopo l’oltraggio alla democrazia avvenuto in barba alle leggi e alla Costituzione il 30 aprile. (altro…)