Progetti/ il Politeama sulle nuvole

Alla vigilia del 25 aprile, nella Sala Stemmi del Palazzo Municipale di Como (ora facente funzione anche di aula consiliare), viene convocata in tutta fretta una conferenza stampa sul futuro del Politeama, storico teatro cittadino da parecchi anni ormai dismesso e in via di degrado.

Presenti in sala, oltre al parterre dei giornalisti locali e degli addetti ai lavori, un nutrito gruppo di autorità: il sindaco, la presidente della Provincia, addirittura il prefetto; in mezzo a loro il presidente del Conservatorio di Como, Enzo Fiano.

Caspita! Ci si potrebbe aspettare una qualche succulenta novità, di quelle capaci di scuotere la città. E invece la notizia è di routine: detta in parole povere, si tratta semplicemente dell’accordo tra Comune di Como da una parte e Conservatorio da quell’altra per affidare a quest’ultimo lo studio di un progetto di fattibilità per il recupero del Politeama nell’arco di un anno (o qualche mese di più, non si sa perché, ma questa approssimazione temporale è ripetuta più volte).

C’è nell’annuncio un dato evidentemente positivo: un ente di formazione musicale manifesta l’interesse nei confronti di un edificio storico, sicuramente di pregio e altrettanto sicuramente problematico (non solo per le sue condizioni attuali ma anche per le sue connotazioni originarie). Ma ci sono anche molti elementi negativi, come l’assoluta mancanza di chiarezza sull’obiettivo del progetto, sui costi, sulle condizioni gestionali, sulla stessa adattabilità della struttura a un uso didattico. Più volte si ribadisce che il progetto si limiterà a ripristinare una possibile “agibilità” dell’edificio ma non si porrà il tema di un vero e proprio restauro. E quindi? a cosa potrà servire una scatola “vuota” così complicata?

Di fronte ai molti problemi sollevati (primo fra tutti la condizione attuale della società proprietaria dell’immobile, in liquidazione, e asimmetricamente divisa tra il Comune – all’81% – e un gruppo di eredi privati – al 19% -, tra cui si fatica a trovare un qualsiasi accordo), il sindaco e il presidente del Conservatorio si limitano a ribattere che non è vietato sognare.

Certo che no, ma sarebbe magari utile provare a delineare un progetto complessivo per l’offerta culturale della città, senza indulgere a eccessivi autocompiacimenti (del tipo “siamo tra i primissimi in Italia”) e provare ad approfondire la concreta realtà del Politeama e della sua storia, che anche da queste pagine è stata più volte affrontata (vedi per esempio la scheda di XXCO e le fotografie di Gin Angri).

Ma i sogni, si sa, sono per loro stessa natura campati per aria.

[Fabio Cani, ecoinformazioni]

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