Bottega volante con Kafka squarcia l’isolamento del Bassone

«La più profonda causa dell’orrore rappresentato da una prigione risiede nel fatto che sia un mondo separato». La sintetizza così, in uno dei suoi più recenti interventi sui social Luigi Manconi, sociologo, giornalista, già senatore, tra le non numerose personalità che si spendono pubblicamente, in Italia, affinché il tema del rispetto dei diritti delle persone detenute sia costantemente richiamato all’attenzione di istituzioni e opinione pubblica. È esattamente questo tipo di considerazione, e premessa, a muovere il progetto I Classici dentro e fuori, nato nel 2017 da un’idea di Eletta Revelli e Katia Trinca Colonel, volontarie all’interno della casa circondariale del Bassone di Como e fondatrici dell’associazione culturale Bottega volante: immaginare, e poi realizzare, un punto d’incontro e reciproca conoscenza tra il carcere e il mondo oltre le sbarre, attraverso la lettura dei classici della letteratura. Un volume al mese, da leggere dentro e leggere fuori, per fare davvero qualcosa “insieme”, reclusi e non, condividendo una storia, un tempo da dedicarle e, grazie alla libreria Feltrinelli di Como, uno spazio in cui mettere in comune le impressioni di ciascuno.

Dopo anni di grande partecipazione, che hanno visto in più di un’occasione la presenza, agli incontri in libreria, di alcuni detenuti in permesso e degli stessi autori, invitati in carcere e poi fuori, il covid ha segnato per il progetto, come per moltissime altre attività dentro gli istituti di pena, una battuta d’arresto di enorme impatto: anche perché, come sottolineato dalle organizzatrici, i  meccanismi che regolano la vita all’interno risultano, in molti casi, estremamente farraginosi, e riprendere il filo di qualcosa d’interrotto può rivelarsi, più ancora che altrove, molto complicato. Complicato ma non impossibile per le due professioniste – l’una insegnante, l’altra giornalista – che, ricreato poche settimane fa un gruppo di quindici partecipanti, hanno ripreso il loro impegno e sono pronte a proporre, per i prossimi mesi, alla città e al suo carcere, nuove occasioni di lettura, reciproco ascolto e condivisione.

«Siamo felici di essere tornate – ha sottolineato Revelli in occasione del primo appuntamento della nuova edizione, lunedì 20 febbraio alla Feltrinelli di Como -. In base alla mia esperienza, ormai piuttosto consolidata per aver tenuto da parecchi anni corsi di scrittura creativa, per chi è detenuto una delle paure maggiori è di essere dimenticato; al limite di smettere letteralmente di esistere, per la società civile: che in effetti è un po’ quello che accade. Restituire ai ragazzi del gruppo la fiducia che non è esattamente così e a qualcuno, là fuori, magari importa di sapere quali sentimenti e riflessioni ha suscitato la lettura di un libro è un piccolo, ma significativo segnale che molto si può fare per far sì che l’esperienza della carcerazione possa essere anche altro, oltre uno stop forzato alla propria vita e un possibile, rischioso viaggio nell’oblio». Ed è certamente così, a giudicare dalla quantità di ricordi personali, riflessioni e intenzioni per il futuro che le volontarie hanno raccolto, dai partecipanti al progetto, alla lettura del primo classico in programma per questa edizione, Lettera al padre di Franz Kafka. Un breve volume in cui senza sconti, con rispetto ma anche una profondissima amarezza l’autore boemo provava – era il 1919 – a elencare al padre, autoritario e da sempre sordo alle sue richieste di amore, i motivi della lenta ma inesorabile degenerazione del loro rapporto. «Un tema che non poteva non muovere parecchio, nelle persone a cui lo abbiamo proposto – ha osservato Trinca Colonel, che al Bassone propone da anni anche seguitissimi laboratori di filosofia -. La lettura ha fatto emergere molti aspetti, in parte diversificati tra chi, oltre che figlio, è anche padre, e padre sottoposto a una pena detentiva. Tutti hanno riconosciuto di essersi spesso sentiti inadeguati al giudizio dei propri genitori, e di avere provato la sensazione di non sentirsi, ai loro occhi, mai abbastanza. Un tema, quello del senso di colpa, che in carcere non può che essere presente in tutta la sua complessità». Molte voci dunque, e altrettanti nomi, che al pubblico lettore hanno affidato, per il tramite di Katia e Eletta, gli scritti elaborati in questo mese di riflessione; le loro personali lettere al padre, così come le considerazioni su che tipo di relazione abbiano costruito, prima e ora, dal carcere, con i propri figli.
Per quanti desiderano proseguire, o intraprendere, questo viaggio civile e condiviso, il
prossimo appuntamento con I Classici dentro e fuori è mercoledi’ 27 marzo alle 18, alla
libreria Feltrinelli in via Cesare Cantù a Como: il romanzo del mese è Nudi e crudi di Alan
Bennet. [Laura Verga, ecoinformazioni]

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