Memoria
20 gennaio/ “Dai diamanti non nasce niente”
Sabato 20 gennaio, il Circolo Arci Xanadù / Spazio Gloria ospiterà il tradizionale tributo a Fabrizio De André – il dodicesimo dall’apertura di Xanadù.
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“No Nazi in my Town”: studenti di Como (e non solo) contro il nazifascismo
Circa 150 studenti, prevalentemente iscritti/e alle scuole secondarie superiori di Como, hanno preso parte al corteo della manifestazione No Nazi in my Town – Como meticcia e antifascista, che si è svolta in città nel pomeriggio di mercoledì 20 dicembre. Leggi il comunicato stampa di Uds Como.
Stranieri, migranti: cittadini/ Emigrati, immigrati, migranti
Il pomeriggio di mercoledì 13 dicembre, la sede dell’Associazione Carducci (in via F. Cavallotti 7 a Como) ha ospitato Emigrati, immigrati, migranti, seconda e ultima parte della lezione Stranieri, migranti: cittadini proposto da Fabio Cani e Gerardo Monizza nell’ambito di Auser Università popolare.
Partendo da dove il discorso era stato interrotto la settimana precedente (qui il resoconto), il dialogo condotto dai relatori ha illustrato i movimenti di popolazioni avvenuti a Como dal XVI secolo fino ai giorni nostri.
Al tardo Cinquecento – primo Seicento comasco risalgono documenti che attestano casi (uno accertato; probabilmente non l’unico) di schiavitù e l’istituzione (1576) di una “contrada delli Ebrei” [il tratto dell’attuale via Indipendenza compreso tra via Luini e via Vittorio Emanuele, ndr], popolazione assai esigua ma decisamente malvista. Lo stesso si può dire per gli zingari: nonostante la presenza di gruppi rom o sinti dediti perlopiù alla metallurgia, benché nomadica, abbia rappresentato un dato costante per secoli sul territorio di Como, a essi erano infatti attribuite le peggiori dicerie, che trovano eco nella retorica del conservatorismo più xenofobo del giorno d’oggi e che spiegano l’azione persecutoria nei loro confronti, da entrambi i lati del confine italo-elvetico. Con buona pace del luogo comune che descriveva (e descrive) i “cingari” come rapitori di bambini, in Svizzera erano essi stessi a vedersi portare via i figli, con il pretesto di sottrarli alla cultura delle famiglie.
Tra il XVII e la fine del XVIII secolo – la Rivoluzione Francese costituisce uno “spartiacque” simbolico in tal senso – cambia la percezione dei significati e dei significanti “migrante”, “straniero”, “occupante”. La dominazione spagnola narrata anche nei Promessi sposi di Manzoni non renderà giustizia all’effettiva efficienza dei governatori iberici; al contrario, l’autorità austriaca sarà oltremodo idealizzata. Si hanno comunque più informazioni dell’occupazione militare asburgica rispetto a quella spagnola: nel corso delle Cinque giornate del 1848, ci sarebbero stati tra gli 800 e i 1000 soldati al servizio di Vienna, provenienti da aree diverse di un impero vasto e multietnico e portatori di diverse lingue e diverse culture.
In questi stessi anni va affermandosi l’idea di nazione, concetto che in Italia rimarrà a lungo assai nebuloso e ambiguo, come ambiguo rimarrà il distinguo tra ciò che “può” o “non può” essere attribuibile a un'” identità italiana”. Del resto, nel periodo compreso tra il XVII e il XIX secolo, la futura provincia di Como si configura come territorio di diffusa emigrazione, peraltro legata all’attività professionale più che a una situazione di indigenza economica, e considerata come un’opportunità piuttosto che come un problema, come dimostrano le lettere inviate alle famiglie da comaschi e ticinesi emigrati in Germania, in Russia, in Svizzera o in altri paesi europei, che pur con qualche difficoltà di adattamento a diverse tradizioni, sembrano interagire agevolmente con le comunità ospitanti. Alle emigrazioni di professionisti dal territorio comasco – ticinese – intelvese è legata la tradizione dei Magistri cumacini, che pur avendo qualche fondamento storico, sarebbe stata in buona parte “mitizzata” da una narrativa politica romantica, finalizzata a giustificare un’identità nazionale in nuce.
Gli emigranti del comasco e del Ticino sono soprattutto uomini adulti, che lasciano i paesi natii periodicamente, oppure definitivamente. All’estero, riescono comunque a costruire relazioni solidaristiche gli uni con gli altri, spesso sfruttando vincoli parentali: succede così che la cooperativa di consumo di Nesso sarà fondata nel 1897 non nel paese lariano, ma a Zurigo. Esiste comunque anche una migrazione femminile, di giovani donne impiegate al servizio di notabili con residenza sul lago o nelle campagne, che spesso si trasferiscono tra diverse località europee. La Germania sembra essere il principale paese di destinazione di emigrate ed emigrati lariani, seguita da altri paesi europei; alcuni si trasferiranno però in altre zone d’Italia. Contemporaneamente alle emigrazioni continueranno però a verificarsi immigrazioni, per esempio dall’Italia meridionale o dalla Svizzera, come attestato da tradizioni altrimenti considerabili “esotiche” sulle sponde del Lario.
Con il passare del tempo, intanto, l’emigrazione lariana si “scardina” dalla connotazione professionale specifica, facendosi più indifferenziata e allargando il proprio spazio di manovra: è stato stimato che tra gli anni Ottanta del XIX secolo e la prima guerra mondiale, circa cinquantamila degli emigranti italiani imbarcati – spesso definitivamente – verso le Americhe e l’Australia, circa cinquantamila fossero originari della zona. Prosegue però anche la tendenza opposta di Como (e dintorni) come destinazione dei flussi migratori; per esempio i profughi istriani e dalmati che saranno ben accolti sul territorio; più tardi, anche immigrati veneti o sardi riusciranno a integrarsi con relativa facilità. Non altrettanta bendisposizione incontreranno i nuovi arrivati dalla seconda metà del Novecento, prima dall’Italia meridionale e poi da Asia e Africa. I numeri di tali immigrazioni sono di fatto risibili se paragonati a quelli di grandi città italiane o (soprattutto) di altri paesi europei, eppure incontreranno una malcelata ostilità che sarà poi sfruttata da alcuni ben noti movimenti politici reazionari. Esistono limitate documentazioni fotografiche dell’immigrazione a Como (ani cita il fotoreportage del canturino Gianni Paini, realizzato per l’inchiesta di Domenico Verga a riguardo); rilevazioni statistiche sono invece state realizzate da Acli, che nel 1985 registrava 308 lavoratori stranieri in provincia di Como, 66 dei quali residenti nel capoluogo, provenienti soprattutto dall’allora Jugoslavia, dalla Spagna, dalla Svizzera e dalle Filippine. Tali dati riguardano immigrati stranieri regolarizzati, ma nei primi anni Novanta, con ‘insorgere dell'”emergenza Ticosa”, il numero dei clandestini risulta comunque limitato. Ben diverso è il caso per i frontalieri italiani in Ticino, che già a metà degli anni Settanta superavano le 30 000 persone, e che sarebbero considerevolmente aumentati negli anni successivi (almeno fino al 1971).
Che “la storia non si faccia con i numeri”, concludono Cani e Monizza, è vero fino a un certo punto: al netto di interpretazioni irrazionali e/o strumentali, esse possono rivelare la reale dimensione di un fenomeno come la migrazione in uscita o in entrata, evidenziando di contrasto tutti i fraintendimenti in buona e in cattiva fede. A proposito di fede, essa può contribuire a spiegare le modalità con cui una certa minoranza riesce a integrarsi nella comunità locale: tema che ecoinformazioni aveva già affrontato nel 2010 (nel settimanale 406, pag.24-28) e che, fatti i dovuti aggiornamenti statistici, caratterizza ancora in modo significativo le interazioni con, tra, ed entro i gruppi etno-religiosi di cui si compone la popolazione comasca. Di nuovo, una lettura ragionata dei dati può aiutare a sedare gli allarmismi; mentre cifre fuori contesto e classificazioni maniacali, come quelle che interessano i migranti/ rifugiati/ esuli/ richiedenti asilo/profughi/ “clandestini”, possono sortire effetti opposti e raramente positivi. [Alida Franchi, ecoinformazioni]
Già online sul canale di ecoinformazioni i video di Daniel Lo Cicero.
Guarda sul canale di ecoinformazioni anche tutti gli altri video di Daniel Lo Cicero dell’iniziativa.
1 dicembre/ Licia Badesi presenta “A Como appena ieri”
Appuntamento venerdì 1 dicembre alle 15,30 alla Pinacoteca di Como (salone conferenze) in via Diaz 84 per la presentazione di A Como appena ieri, libro a cura di Licia Badesi. (altro…)
“Di Notte” – Il giardino delle ore all’Excelsior di Erba per la Giornata della Memoria
In occasione della Giornata della Memoria – 27 gennaio – la compagnia teatrale Il giardino delle ore ha portato sul palcoscenico del teatro Excelsior di Erba una tripla rappresentazione dello spettacolo Di notte (in mattinata e nel pomeriggio per le scuole medie ed elementari, in serata dalle 21 per il pubblico).
Basato su una storia vera, riadattata da Valentina Papis, che dello spettacolo è co-protagonista insieme a Benedetta Brambilla e Matteo Castagna (quest’ultimo, affiancato da Filippo Antonio Prina, si è occupato della regia), “Di Notte” racconta il doppio intreccio della vita delle sorelle Rachele (Brambilla) e Rebecca Stern (Papis) con quella del giovane Karl Meier (Castagna) sullo sfondo della Germania nazista.
Come spesso accade nella rappresentazione dello sterminio programmato nazista, assistiamo al progressivo, inarrestabile declino di un’idilliaca situazione iniziale, a cui le due sorelle reagiscono diversamente: la realista, ma sensibile Rachele non sa mentire a se stessa e difendersi dalla tragedia che coinvolge lei, la sorella e tutti gli ebrei in Germania. Al contrario, Rebecca, da subito definita “un po’ matta” dalla sorella, forse proprio a causa della propria eccentricità riesce a cogliere aspetti romantici e fiabeschi perfino nell’internamento nel ghetto (“è come stare in una fortezza in cui uscire è difficile ed entrare è impossibile!”).
È questo sdoppiamento di prospettiva il fil rouge di uno spettacolo i cui primi destinatari sono bambini di otto-dieci anni, i più piccoli dei quali si sono appena affacciati alla tematica della Shoah.
Come “spiegare” loro la portata di tale tragedia in modo che possano comprendere una situazione che pare impossibile, ma che impossibile – purtroppo – non è, ora come allora? La risposta di Rebecca è l’ironia, un tipo di umorismo basato sul capovolgimento, sulla sottrazione, sul non-detto, che la ragazza insiste a distinguere dal più amaro e pesante “sarcasmo” di chi non ha praticamente più niente da perdere. Un’ironia controllata ma anche ardita, che arriva perfino a presentare le leggi razziali naziste a ritmo di charleston, un attimo prima che le sorelle si trovino una stella – Stern, in tedesco – cucita sul petto.
Narrare la Shoah con ironia si può – entro certi limiti, ovviamente – ma non è certo facile, per ammissione degli stessi attori. Il protagonista maschile ha rivelato al giovanissimo pubblico quanto sia difficile recitare le battute razziste che facevano ridere il giovane ufficiale Karl e i suoi contemporanei come se fossero davvero divertenti, peraltro indossando la svastica al braccio. Eppure, soprattutto tra gli adulti, un umorismo razzista era ed è ancora diffuso e apprezzato, forse più di quanto non fosse dieci, venti anni fa. Certamente, il boicottaggio da parte di svariati personaggi politici di una comunicazione politically correct non ha molto aiutato in questo senso; bisogna aggiungere che un umorismo “nero” aiuta a ridimensionare una paura onnipresente, sia pure con effetti devastanti.
Comunque, l’umorismo da solo non basta a capire cosa sia effettivamente successo. La narrazione di Rachele, e i dialoghi dei personaggi, fanno riferimento agli aspetti più oscuri delle persecuzioni antiebraiche: i divieti, la miseria, la deportazione, fino alla morte. Certo non si dice e non si mostra “tutto”: una scenografia semplice, ma versatile funziona a patto di usare un po’ di immaginazione, e si intuisce soltanto l’orrore svelato da innumerevoli fotografie, documenti e testimonianze, che coinvolge e “corrompe” il personaggio di Karl, giovane ufficiale, senza tuttavia privarlo di un piccolo, ma decisivo barlume di umanità.
Mentre la Storia con la S maiuscola si muove “di notte”, al riparo dagli occhi, ma inesorabile e spesso spietata, Rachele si rivolge al pubblico chiedendo che la storia sua, di Rebecca e di Karl possa essere ricordata e condivisa, così che quanto accaduto possa non ripetersi mai più. [articolo e foto di Alida Franchi, ecoinformazioni]
27 gennaio/ “Di Notte” – Il Giardino delle Ore all’Excelsior di Erba per la giornata della Memoria
In occasione della giornata della Memoria – venerdì 27 gennaio – la compagnia teatrale Il Giardino delle Ore porta sul palcoscenico del teatro Excelsior di Erba (via Diaz 5) lo spettacolo “Di Notte”, basato su una sceneggiatura di Valentina Papis (co-interprete insieme a Benedetta Brambilla e Matteo Castagna) e diretto da Matteo Castagna e Filippo Antonio Prina.
Non è facile quando una storia d’amore tra due adolescenti si intreccia con l’orrore delle persecuzioni razziali. Tantomeno quando, rivedendosi, “lui” è un ufficiale SS e “lei”, ebrea, una detenuta di un campo di concentramento. Se l’amore avrà la meglio sulla crudeltà “umana” – o viceversa – , sarà la Storia a determinarlo.
Lo spettacolo sarà messo in scena alle 21 per il pubblico, mentre le scuole potranno assistervi alle 14.30 dello stesso giorno (si consiglia la visione dagli 8 anni in su). Ulteriori informazioni sono reperibili sulla pagina Facebook dell’evento.
Il prezzo dei biglietti è di 16 € (tariffa intera), 12 € acquistando una prevendita, disponibile a Erba presso la libreria di via Volta, la libreria Colombre e la cartoleria Ratti per chi prenota entro giovedì 26 gennaio. 7 €, infine, la tariffa per spettatori e spettatrici minorenni.
Per le prenotazioni, si può contattare il numero 392 934 8302 o scrivere a info@ilgiardinodelleore.com.
Cogliamo l’occasione per segnalare che la scuola di teatro de Il Giardino delle Ore ha in programma per venerdì 20 e sabato 21 gennaio un seminario intensivo sul teatro contemporaneo, tenuto da Francesco Alberici, Claudia Marsicano e Daniele Turconi dell’etichetta di produzioni artistiche Frigoproduzioni. Chi fosse interessato può contattare il numero e la mail sopracitati per info costi e prenotazioni.
Dalle militanze al volontariato: un approfondimento critico
Si è tenuto sabato pomeriggio 11 maggio 2013, a Como presso la Circoscrizione 3 di Camerlata, un nuovo appuntamento del progetto “Lavoro/memoria” promosso dall’Istituto di Storia Contemporanea Pier Amato Perretta con la partecipazione di Acli, Cgil, Cisl e Uil, dedicato al tema dell’evoluzione dell’impegno sociale e politico “dalle militanze al volontariato”. Guarda i video sul canale Yotube di ecoinformazioni.
Le cinque giornate RINVIATO IL CONCERTO DI DOMENICA 17
Dal 15 al 19 marzo il centro di documentazione e ricerca comasco propone diversi incontri, video, musicali e di presentazione di libri, oltre a una visita guidata e al lancio di una proposta a tutte le associazioni culturali cittadine: la fondazione di una Casa della Memoria. A causa del maltempo è stato rinviato il concerto previsto alle 17 di domenica 17 marzo. (altro…)
Giorno della memoria
Incontro con Rosaria Marchesi, autrice di Como ultima uscita. Storie di ebrei nel capoluogo lariano 1943-1944, domenica 27 gennaio alle 17.30 a Villa Bernasconi a Cernobbio organizzato dal Centro studi e ricerche “Raul Merzario” in collaborazione con l’Istituto di storia contemporanea “Pier Amato Perretta”