Uno dei mezzi di locomozione più antichi, la bicicletta, si accredita sempre più come strumento del cambiamento possibile, in direzione non solo di città più vivibili, ma anche di relazioni diverse tra i luoghi e le persone. E c’è una strada nel bosco che parte da Oltremanica e ci potrebbe portare, pedalando, nel tacco d’Italia. Per ora arriva dritta fino alla dogana Svizzera ma si ferma alle porte di Como. poi riprende a Cadorago e prosegue, in modo più tormentato, lungo la penisola. Venerdì 26 marzo Como futuribile e Fiab hanno provato a dare una sveglia agli amministratori locali per completare il tratto cittadino. Si può fare!

Si tende spesso a credere che i cambiamenti necessari per affrontare l’emergenza climatica ed ambientale si otterranno grazie alle grandi opere e alle nuove tecnologie. Sarà pur vero, ma non è un dogma e non è neppure l’unica strada possibile. La bicicletta, tecnologia antichissima, è qui a dimostrarcelo, e non è necessario spostarsi da Como per averne una dimostrazione evidente.

In questa considerazione è raccolto il senso del bel dibattito che si è svolto on line venerdì 26 marzo nell’ambito del progetto Como futuribile. I promotori (Arci, Legambiente, Auser e L’isola che c’è) hanno trovato nella Federazione Italiana Amici della Bicicletta un partner molto competente; Valerio Montieri, per gli aspetti generali e Giulio Sala per gli aspetti locali hanno offerto due contributi ricchissimi. che insieme all’introduzione di Federico del Prete di Legambiente Lombardia, hanno dato spunto al pubblico per molte domande e riflessioni. Qui il video integrale dell’evento . In sede di commento, sono almeno tre gli aspetti più rilevanti da sottolineare.

Il primo, richiamato in molto molto efficace da Montieri, è che chi si occupa di ciclabilità non vuole fare la guerra all’automobile ma, al contrario, lavora anche a vantaggio di chi ha veramente bisogno di usare la macchina per i suoi spostamenti. Si tratta, come ha ricordato anche Del Prete, di far uscire l’Italia dalla condizione di paese monomodale, con 656 auto ogni mille abitanti contro una media UE inferiore a 400, per portarla a livello degli altri paesi europei. Un cambio di prospettiva che può certamente essere favorito da progetti basati sulla condivisione territoriale e su forme di progettazione partecipata.

Qui – siamo al secondo punto – proprio a Como casca l’asino. La vicenda del tratto cittadino di EuroVelo5 ne è la dimostrazione più lampante.

Se alla giunta Lucini va dato il merito di avere creduto nel progetto e di avere intercettato il relativo finanziamento, è altrettanto vero che la progettazione dei diversi lotti urbani ha seguito solo in minima parte un percorso di coinvolgimento, tanto da scatenare le prevedibili – ma non per questo giustificate – opposizioni di Confesercenti a presunta tutela dei posti auto davanti al mercato di via Mentana. L’attuale giunta di destra, già scettica sul progetto, ha assecondato queste proteste fino a rischiare di perdere i finanziamenti. L’eventualità sembrerebbe ora scongiurata anche grazie al maggiore ascolto che Fiab ha registrato da parte del neo-assessore Gervasoni (da poco subentrato a Bella): il progetto è stato rivisto, con un percorso che purtroppo escluderebbe la zona mercato, e ci sono quindi speranze perché questo compromesso al ribasso consenta di realizzare le opere entro il 2022. Se così non fosse, la citta avrebbe perso non solo le risorse, ma anche la faccia agli occhi dell’intera Europa.

Le potenzialità dell’EuroVelo5 sono davvero notevoli, sia in un’ottica macro, di transizione ecologica vera, sia in ottica locale, come dimostrano i tratti già realizzati. Giulio Sala ha incitato tutti a frequentare il percorso che partendo dalla stazione di Cadorago ci conduce fino a Milano, con scorci di Brianza verde ed esempi di riqualificazione del territorio. Sarebbero altrettanto notevoli le potenzialità a livello cittadino, con la possibile riqualificazione della val Mulini e. soprattutto, con la realizzazione di percorsi di periferia che colleghino tra loro i quartieri sud e consentano la penetrazione in convalle in sicurezza.

Questa suggestione ci porta ad un terzo punto, che riguarda l’intera esperienza di Como futuribile, perché traccia un filo rosso di collegamento tra le tappe di questo progetto: il sentiero poetico Alda Merini, i cammini sui monti lariani, le riflessioni sui beni comuni, il tavolo partecipativo del quartiere di Albate, la ferrovia Como-Lecco, la ciclabile europea. Tutte tessere di un puzzle che chiedono solo di essere “incastrate” tra loro e inserite in una cornice di coesione sociale, di promozione culturale e di protagonismo delle persone. Una strada certamente in salita, ma percorribile, ovviamente in modalità dolce. Forza, pedalare! [Massimo Patrignani, ecoinformazioni]

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