Arci Guernica

12 maggio/ La Palestina a Bulgarograsso “con i miei occhi”

Il Circolo Arci Guernica di Bulgarograsso, in via C. Battisti 21, organizza per domenica 12 maggio alle 17.30 la presentazione del libro di Felicia Langer Con i miei occhi, a cura di Ugo Giannangeli, e gli Appunti di viaggio in Israele e Palestina di Laura Pelosi. Al termine aperitivo Italo-Palestinese. Ingresso libero.

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15 ottobre / Bulgarograsso / “Awadhifo. Storia di un grazie sotto il cielo del Congo” al circolo Arci Guernica. Una sintesi dell’intervista a Emanuele Pini

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Emanuele Pini, docente dell’Istituto superiore “Matilde di Canossa”, è tornato di recente da un’esperienza volontaria di un anno nella Repubblica democratica del Congo (ex Zaire, ex Congo belga, ndr), motivato da una precedente esperienza in Uganda. In attesa dell’incontro con aperitivo previsto al circolo Arci Guernica di Bulgarograsso per le 18 di domenica 15 ottobre, Alida Franchi ha condotto con lui un’intervista per ecoinformazioni, di cui potete leggere qui un estratto. La versione integrale sarà pubblicata sul settimanale di ecoinformazioni numero 593, previsto per la settimana 16-22 ottobre.

Un anno in Africa: perché?
«Nel 2015 sono partito per un mese di volontariato in Uganda. Questa prima esperienza africana mi ha spinto ad affrontarne una seconda più “immersiva” e di trascorrere un anno a Ariwara, nella Repubblica Democratica del Congo [Rdc da ora in poi, ndr], facendo affidamento alla stessa associazione con ero stato in Uganda [Voica Onlusndr]. In un anno ho svolto le mansioni più diverse per conto dell’ospedale locale, amministrato dall’ordine di suore che era partner in loco del mio progetto di volontariato; comunque mi è capitato di ricoprire brevemente il mio ruolo “di default”, quello di insegnante di latino».

Partendo, eri pronto a ciò che ti aspettava?
«Non proprio! Ho affrontato un breve percorso propedeutico con altri volontari, che però sarebbero rientrati dopo poche settimane. Solo sul posto ho imparato a integrarmi nella comunità locale, e come unico bianco certo non passavo inosservato… soprattutto all’inizio è stata una sfida cambiare abitudini, ma l’atteggiamento che ho incontrato è stato positivo, soprattutto una volta che ho imparato a esprimermi in lingala, la lingua africana parlata anche da quelle parti, e in lùgbara, il dialetto locale. Ho trovato degli amici tra i locali che mi hanno preso in simpatia: ero diventato un “Lugbara bianco”, per così dire…»

Ti è capitato di viaggiare? Che impressioni hai avuto di Ariwara e del Congo?
«Perlopiù rimanevo a Ariwara, che si trova vicino al confine ugandese e non lontano dal Sudan del Sud, ma mi è capitato di recarmi occasionalmente in altre località tra Rdc e Uganda, e nel mese di marzo mi sono preso quattro settimane per visitare il mio paese ospitante.
Ariwara è una piccola comunità relativamente tranquilla e coesa, in cui la Chiesa svolge un’importante funzione di aggregazione sociale, per quanto riguarda i servizi e il tempo libero. C’è però una forte connotazione sincretica nella cultura locale, in cui riti e simbologie di varie correnti cristiane, dell’Islam e dei culti animisti tribali si commistionano in modo interessante e complesso. Poligamia e stregoneria, per fare due esempi, sono elementi radicati della vita pubblica. Mi sono sentito accolto e mi sono affezionato alla comunità mia ospite, ma ho anche osservato elementi critici sia dal punto di vista strettamente sociale, almeno da un punto di vista occidentale – come il forte assetto patriarcale, la stigmatizzazione dei bambini “anomali” e delle loro madri, un alcoolismo incontrollato – , sia legati all’aspetto politico-amministrativo. Mi hanno colpito negativamente l’aggressività e la corruzione delle forze dell’ordine, e c’è pochissima attenzione del governo di Kinshasa verso gli investimenti pubblici, cosa drammaticamente evidente nella sanità e nelle infrastrutture.
Formalmente, la Rdc è una “repubblica democratica” semipresidenziale, nei fatti, l’establishment del presidente Joseph Kabila si avvicina di più a un modello para-dittatoriale. Questo tipo di governo, che poggia su una rete di rapporti clientelari, ha interesse a evitare l’interazione di oppositori reali o potenziali, perciò cerca di dissuadere gli espatri e i contatti con le comunità congolesi in Europa o all’estero, mentre è incoraggiata l’immigrazione, che proviene soprattutto dal Sud Sudan. Esistono enclaves finanziarie ed economiche di occidentali e di cinesi che si concentrano nelle metropoli e nei pressi di alcune miniere, ma l’altissima instabilità politica ha un effetto deterrente sugli investimenti esteri».


Da due mesi sei di nuovo in Europa. Come ti senti?
«Mi colpisce negativamente quella che ormai avverto come… inautenticità: la stessa razionalità che qui governa la realtà, mi sembra, rende le interazioni umane fredde e “meccaniche”, distanti anni luce dalla vitalità a cui mi ero abituato – anche con qualche difficoltà iniziale – in Congo e a Ariwara, la cui comunità mi ha accettato serenamente e dove – magari non subito – farei volentieri ritorno dai miei amici.».
[Alida Franchi, ecoinformazioni]

7, 15 e 28 luglio/ A Bulgarograsso cinema sotto le stelle

Il circolo Arci Guernica di Bulgarograsso, con l’Amministrazione comunale e la collaborazione del circolo Arci Xanadù, promuove nel mese di luglio tre serate di cinema all’aperto in paese.

Si parte venerdì 7 luglio alle 21.30 nel piazzale dell’oratorio G. Buratti con Alla Ricera di Dory, film d’animazione dedicato ai più piccoli. A seguire sabato 15 luglio alle 21.30 sarà la volta di Captain Fantastic di Matt Ross in piazza Risorgimento. Per finire, venerdì 28 luglio sempre alle 21.30 in piazza Risorgimento verrà proiettato Florence di Stephen Frears.

Tutte le proiezioni sono a ingresso libero e gratuito.

31 marzo/ Comunisti contro Stalin: presentazione del volume all’Arci Guernica

Il Circolo Arci Guernica di via Battisti 21 a Bulgarograsso, ospita venerdì 31 marzo alle 20.45 la presentazione del volume Comunisti contro Stalin. Il massacro di una generazione, l’ultimo lavoro di Pierre Broué per la prima volta in italiano [2003, 15 euro, disponibile scrivendo a redazione@marxismo.net].

« L’argomento centrale del libro è la storia dell’Opposizione di sinistra in Urss, diretta da Trotskij e da Rakovskij, dal 1923 al 1941. È un lavoro unico a livello internazionale e particolarmente utile in Italia. Nel nostro paese, infatti, l’egemonia esercitata nel movimento operaio dal Pci e dai suoi eredi ha cancellato, anche nelle università, l’esistenza stessa di quelle centinaia di migliaia di comunisti che negli anni ’20 e ’30 lottarono contro la degenerazione burocratica e nazionalista della rivoluzione d’Ottobre. E lottarono fino a pagare con la fucilazione e la morte nel Gulag la loro battaglia per la democrazia operaia e l’internazionalismo. La ricerca di Broué è basata su una intensa ricerca negli archivi ex sovietici durante gli anni ’90, quando il crollo del regime stalinista ne consentì una parziale accessibilità. L’indice biografico di circa 700 nomi in appendice al testo è un’ulteriore testimonianza dello scrupolo filologico col quale è stata condotta la ricerca.»

4 giugno/ Arci Guernica: incontro con Gerardo Monizza a Bulgarograsso

4 giugnoIl circolo Arci Guernica, con la collaborazione del Comune di Bulgarograsso promuove sabato 4 giugno alle 18 alla biblioteca Anna Frank in piazza Risorgimento a Bulgarograsso un incontro con lo scrittore ed editore Gerardo Monizza (Nodo Libri – Como) che presenterà il libro 2 Agosto 1980. Diario Doloroso [2015, ed. Nodo Libri, 76p.]

Sabato 2 agosto 1980, alle ore 10 e 25, una bomba esplose nella sala d’aspetto della Stazione centrale delle Ferrovie dello Stato a Bologna. Ottantacinque furono le vittime, centinaia i feriti. L’atto terroristico fu l’ultimo di una serie che insanguinò l’Italia, ma non l’ultimo nel mondo. Tra le vittime di Bologna fu annientata una famiglia comasca: Carlo il padre, Anna la madre e Luca il figlio di sei anni. La città di Como immediatamente si raccolse attorno alle famiglie colpite. Il dolore di tutti fu immenso. Questo libro è il racconto di quei giorni.
Ingresso libero

Senza perdere la tenerezza

cabrera foto 2Venerdì 22 aprile alle 21, alla sala consiliare di Bulgarograsso, si è tenuto un incontro, organizzato da Arci Guernica, Anpi sezione di Como e Istituto di storia contemporanea P.A. Perretta con César Cabrera, profugo cileno espulso in Romania durante la dittatura di Pinochet, successivamente accolto in Svizzera come rifugiato. La serata, introdotta da Nicola Tirapelle dell’Anpi è stata coordinata da Fabio Cani dell’Istituto Perretta ed ha ottenuto il patrocinio del Comune di Bulgarograsso (nonostante nessuno dell’amministrazione fosse presente).

La voce di Cabrera è quella di un ex rappresentante del governo di Salvadòr Allende nella zona carbonifera di Lota, ma prima ancora quella di un uomo, che non ha mai cabrera foto 1smesso di praticare la rivoluzione con la sua voglia di vivere. I posti sono quasi tutti occupati, l’atmosfera è dell’intimità adatta, quella che fa sembrare il tutto una conversazione con il proprio nonno partigiano. Non è un immagine viziata dalla mia prospettiva, quella di chi può cogliere ed emozionarsi con gli spagnolismi della narrazione di Cabrera, e spero vivamente non sia percepito come uno svilire una pagina di storia ispirante e al contempo drammatica. Quello che voglio passare è tutt’altro: è stato un tentativo di fondamentale importanza riuscito, unire persone e lotte, proprio dove queste tendono a sopirsi.

César Cabrera era un professore di educazione fisica, membro del partito socialista cileno. In un periodo in cui un embargo più feroce di quello inflitto a Cuba cercava di minare la rivoluzione, il primo presidente marxista democraticamente eletto della storia poteva contare su veri compagni, che rispondevano sì alle necessità del partito (e quindi della gente). «Porquè la politica era amore, non come oggi, un mestiere». L’errore del presidente Allende fu quello di aver confidato nell’esercito come forza democratica, mentre è sempre stato il braccio armato della borghesia. Lo sconcerto del palazzo della Moneda bombardato, il golpe del generale Pinochet appoggiato dagli Stati Uniti, l’undici settembre settantatré, svegliarono la nazione da un sogno complesso e meraviglioso. Il presidente era morto, ma l’orrore era appena iniziato. Fu detto ai socialisti che il governo rovesciato era quello dei comunisti, e che loro potevano tranquillamente recarsi ai posti di lavoro.
Cabrera si presentò in aula come ogni giorno, ma la sua lezione fu interrotta dai militari: lo costrinsero a togliersi i vestiti e lo spinsero in strada minacciandolo con le armi, mentre cercava di tranquillizzare gli studenti terrorizzati. Non capivano cosa stava succedendo al loro docente preferito: «Non me ne vogliano i professori di inglese, ma gli studenti si affezionano sempre di più a noi!». Mentre racconta scherza, ed è incredibile come subito dopo giustapponga la narrazione delle torture, subite nel successivo anno e mezzo di prigionia. Il sottomarino (l’essere legati per i piedi ad una gru e calati a tesa in giù nel mare); uomini incappucciati con targhette con nomi di animali, che mentre ti pestavano ti obbligavano a partecipare ad un perverso gioco di ruoli; l’elettroshock. Poi ti facevano passare l’ammoniaca sotto il naso quando il tuo corpo diceva basta, quando svenivi, per chiederti ancora del “plan Z” (un piano inventato che comporterebbe il genocidio della borghesia), o dove sono nascosti i dirigenti. Ammette che tutto questo è continuato ancora a lungo nei suoi incubi; solo il matrimonio ha diradato le nubi, Cesar Cabrera- espulisionementre il suo corpo ne porta i segni indelebili.
Liberato su condizione (avrebbe dovuto organizzare uno spettacolo sportivo per Pinochet, e firmare quotidianamente in questura), la sua storia si colora di straordinario. Tre anni nascosto in un seminario, la prospettiva di una fuga attraverso le Ande, disseminate delle croci di chi non ce l’aveva fatta, e poi (fisicamente) il salto più importante della sua vita, quello del muro dell’ambasciata italiana, eludendo le pallottole. Tutto questo per restare umani, perché ritornino i giorni liberi, per «voler vedere l’uomo nuovo, senza volto, l’uomo socialista». Non smetterà mai di ringraziare l’ambasciata italiana, che in Cile come in Argentina ha saputo dare lezioni di solidarietà internazionale durante la dittatura, oggi dimenticate.
Viene inviato in Romania, dove critica fortemente il falso socialismo di Nicolae Ceaușescu, a costo dei richiami del partito e di soffrire la fame, vero e proprio topos di buona parte della sua giovinezza. Ma «quando uno è giovane non gli importa di rischiare la vita», o forse gli importa troppo una vita degna, per ottenere la quale non si debba perdere la tenerezza. In questo momento dell’incontro infatti entrano in sala due vigili, e interrompono il tutto per un qui pro quo sull’inserimento dell’antifurto della sala: «Ovunque vada, la polizia non smette mai di accompagnarmi!». Altre risate, che si amalgamano con gli spagnolismi, ed un racconto incredibile che afferra il piccolo comune di una piccola provincia, per gettarlo nel mondo, nel centro della sua storia.
Gli studi su Marx e Lenin, sulla psicologia del movimento operaio. Un periodo in Russia, a Cuba per prepararsi a lottare in Nicaragua, e poi ancora Romania, Germania, e infine Svizzera. Qui il lavoro duro riporta a galla i colpi delle torture, ma sarà tra le corsie dell’ospedale che conoscerà Daniela, una radiologa appassionata di Inti Illimani. Il primo appuntamento è davanti ad un rene esploso. I successivi saranno con la famiglia ticinese, che non si capacita di come si possa arrivare scapoli a quarant’anni, e paleseranno le differenze culturali: «Dopo quattro mesi mi chiese di sposarla, io, che avevo sempre creduto nell’amore libero!».

Ora César Cabrera vive con sua moglie in Svizzera. Rimise piede in Cile per la prima volta nell’89’, durante l’ultimo anno di una dittatura agonizzante. Ritornava in un paese dove c’era il coprifuoco, dove non si poteva passeggiare per strada in gruppo. Non era più del tutto la sua terra, anche se non è un giudizio viziato dalla paura; quella dice di non sapere più cosa sia, da quando il regime ammazzò suo padre. È la rabbia verso un sogno tradito, verso l’influenza mantenuta ancora oggi dai fantocci di regime. La forza di svolgere per l’ennesima volta la matassa della sua storia ne è testimone: non ha mai smesso di lottare. Ogni due anni circa ripete questo viaggio, con le speranze volte ai movimenti studenteschi, testimonianza preziosa che «in America Latina la politica si vive, non si analizza solo, come qui».
A pochi minuti da Como, nel tranquillo cantone confinante con l’Italia c’è un uomo, che aspetta di essere nel suo paese per intrufolarsi in fondo ad un corteo, a gridare «el pueblo unido jamàs serà vencido!».

Senza perdere la tenerezza. Come nel fotomontaggio fatto da suo figlio mostrato a fine incontro, dopo le conclusioni di Fabio Cani, in cui appaiono tre personaggi barbuti: lui, Fidèl Castro (realmente conosciuto) e Che Guevara. Come il titolo di una grande biografia di Ignacio Paco Taibo II sul rivoluzionario argentino. Quella tenerezza dei versi scritti da Pablo Milanés in Io calpesterò le strade nuovamente, che cantati con il trasporto di un latino, probabilmente, desterebbero l’indignazione di qualche vicino svizzero: «Più presto che tardi senza riposo, torneranno i libri e le canzoni, che bruciarono le mani assassine, rinascerà il mio popolo dalle sue rovine, e pagheranno la loro colpa i traditori (…), io calpesterò le strade nuovamente, di quella che fu Santiago insanguinata, e in una meravigliosa piazza liberata, mi fermerò a piangere per gli assenti». Buona festa della liberazione. [Stefano Zanella, ecoinformazioni]

22 aprile/ César Cabrera a Bulgarograsso con Arci, Anpi e Istituto Perretta

CABRERA_lightVenerdì 22 aprile alle 21, la sala consiliare del comune di Bulgarograsso in via Guffanti 2, ospiterà la serata Ostinata memoria che avrà come ospite César Cabrera, dirigente politico della regione carbonifera di Lota nel Cile di Allende, espulso in Romania dopo un perido di prigionia e tortura durante il periodo della dittatura golpista del militare Pinochet e successivamente accolto in Svizzera come rifugiato politico dove vive tutt’ora. La serata, patrocinata dal comune di Bulgarograsso, sarà coordinata da Fabio Cani dell’Istituto di storia contemporanea Pier Amato Perretta ed è ogranizzata dall’ Arci Guernica e dall’Anpi sezione di Como, con la collaborazione dell’Istiuto Perretta.

Jobs Act: qualcosa è cambiato/ L’incontro a Bulgarograsso

jobs-actGiovedì 7 maggio a Bulgarograsso nella sala consiliare, di fronte da una platea non folta ma attenta e partecipe al dibattito, si è svolto l’incontro Jobs Act cosa cambia?, promosso dal circolo Arci Guernica all’interno del progetto Bottega Lavoro. Andrea Quadroni, redattore di ecoinformazioni è stato il moderatore della serata che ha visto come oratori Ivan Talloru, responsabile del NdiL Cgil, la categoria che si occupa dei lavoratori precari e Antonio Recagni del Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola impresa) di Como. Dopo la presentazione del progetto Bottega Lavoro da parte di Andrea Quadroni, i relatori hanno introdotto l’argomento con una carrellata sulle novità che la nuova riforma del lavoro porta rispetto al passato. In seguito sono stati affrontati i diversi punti di vista, quello della Cgil, sicuramente più negativo e quello del Cna, che invece ha espresso pareri positivi, sull’utilità della riforma; è stato anche però chiarito da entrambi concordi che senza la crescita economica del paese la riforma da sola non può rilanciare l’occupazione in Italia. «Gli sgravi fiscali previsti sulle assunzioni a tempo inderteminato (massimo 8000 euro annui per un massimo di tre anni), sono un aiuto ma non risolvono in modo significativo il problema del lavoro in Italia.» ha dichiarato Racagni. Talloru ha poi spiegato come invece la riforma incide pesantemente sulle tutele del lavoro, argomento che tocca poco gli artigiani le piccole imprese (che già non godevano dell’art. 18 in passato), ma investe pesantemente i diritti dei lavoratori nelle grandi aziende. Sui contratti a tempo determinato è stato spiegato che con il Jobs Act sparisce (almeno per il primo anno) l’obbligo della motivazione di assunzione con questo tipo di contratto e viene implementato il numero di possibili rinnovi «Questo non fa che aumentare la precarietà delle persone» sostiene Talloru. Grazie alle domande del pubblico, si è infine affrontato come la riforma si introduce nel mondo delle cooperative che gestisticono appalti e sul mondo delle politiche attive. Presto on line sul canale di ecoinformazioni i video dell’incontro. [jl, ecoinformazioni]

7 maggio/ Jobs Act: cosa cambia? Incontro a Bulgarograsso

jobsActIl circolo Arci Guernica di Bulgarograsso, nell’ambito del progetto Bottega Lavoro (di Acli e Arci Como, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali) organizza per la serata di giovedì 7 maggio alle 20.45 presso la sala consiliare di Bulgarograsso in via Guffanti 2, una serata di approfondimento sulla nuova riforma del mercato del lavoro. Interverranno Ivan Tolloru del Nidil Cgil di Como e Antonio Recagni del Cna. Medererà la serata Andrea Quadroni di ecoinformazioni.