L’emergenza umanitaria della Stazione a Palazzo Cernezzi

Stazione san giovanniAl Consiglio comunale del 21 luglio la dichiarazione  preliminare di Celeste Grossi (Paco-Sel) ha affrontato il tema dell’emergenza umanitaria in Stazione: «La città di Como non ha responsabilità dirette nelle motivazioni dell’esodo che coinvolge interi popoli, ma non può e non vuole esimersi dal compito di governare la situazione di emergenza umanitaria che si è venuta a creare». leggi nel seguito il testo della dichiarazione.

«Oltre 200 persone in cerca di pace e futuro sono accampate all’esterno della stazione di Como San Giovanni. Domani, noi soggetti politici di centro sinistra, incontreremo il Prefetto per chiedergli di assumere la responsabilità di garantire i diritti umani anche di persone indisponibili a entrare nei canali normati per la richiesta di asilo e adottare gli attesi provvedimenti per rendere operativa la protezione civile.

 Tutti siamo chiamati a fare qualcosa, senza ingenuità, ma con senso di misericordiosa giustizia ed equità. Un invito alle istituzioni: perché si superino le legittime incertezze e si affrontino i problemi, nel solco della correttezza e della legalità, nel rispetto delle competenze, delle professionalità e delle responsabilità di ciascuno». Ha detto ieri il Vescovo Coletti: La città di Como non ha responsabilità dirette nelle motivazioni dell’esodo che coinvolge interi popoli, ma non può e non vuole esimersi dal compito di governare la situazione di emergenza umanitaria che si è venuta a creare.

Un mese fa, il 20 giugno, Giornata Mondiale del Rifugiato, anche in quest’aula abbiamo celebrato la forza, il coraggio e la perseveranza di 65 milioni di donne, uomini, bambine e bambini costretti da guerre, violenze, povertà, assenza di libertà a lasciare le loro case e le loro terre inabitabili.

Oggi è il momento di dare concretezza alle nostre parole.  Pensiamo sia compito di chi amministra assicurare ai profughi l’indispensabile: cibo tutti i giorni, condizioni igieniche rispettose della dignità e della sicurezza di tutte e tutti, un riparo notturno, un presidio sanitario, un punto di informazione sui diritti dei migranti. È il sindaco il primo garante della vita, della salute, delle condizioni igieniche dei cittadini e delle cittadine, di quelli che qui sono domiciliati e di quelli che qui sono temporaneamente. (Il sindaco è autorità sanitaria locale. In questa veste, ai sensi dell’art. 32 della legge n. 833/1978 e dell’art. 117 del D.Lgs. n. 112/1998, può anche emanare ordinanze contingibili ed urgenti, con efficacia estesa al territorio comunale, in caso di emergenze sanitarie e di igiene pubblica).  Tante e tanti comaschi con disponibilità e generosa sponteneità hanno dato indispensabile supporto alla Rete per la Grave Emarginazione di cui il Comune è parte, alla Caritas, alla Croce Rossa, ad alcune Parrocchie cittadine, alla Rete Como senza frontiere e a tutte le altre organizzazioni che si sono attivate fin da subito. Ma è necessario che tutti i soggetti trovino nelle istituzioni sempre maggiore capacità di coordinamento.  Como, città Messagera di Pace, membro del Coordinamento comasco della Pace, assuma il suo ruolo di città di frontiera e come Ventimiglia, Barcellona, Lampedusa entri nella rete delle città dell’accoglienza (http://www.a-dif.org/2016/04/16/appello-a-sindaci-e-candidati-una-rete-di-citta-dellaccoglienza/), adotti interventi concreti per affrontare l’emergenza umanitaria, richiami i governi nazionali e l’Unione europea a riconoscere, anche formalmente, un fenomeno destinato ad accompagnarci per lungo tempo.  L’Unione europea e il governo italiano, insensibili alle richieste di modifica del Trattato di Dublino, violano il diritto europeo alla protezione internazionale dei rifugiati e la Convenzione di Ginevra, come nel caso dell’accordo UE-Turchia, un paese che, come dimostrano le repressioni in atto in questi giorni, certo, non è paladino dei più elementari diritti.  Garantire diritti umani costerebbe assai meno delle insensate misure approvate dall’Unione Europea. Scelte politiche costose e dannose: il 70% del denaro impiegato dall’Unione europea per i profughi è destinato a misure dissuasive e respingimenti. Costerebbe assai meno dare diritti a tutte e tutti, dare a ciascun uomo, a ciascuna donna su questa terra il diritto di costruirsi un futuro migliore; garantire il diritto all’istruzione a ogni bambina, ogni bambino, garantire il diritto a un posto sicuro in cui vivere a ciascuno, ciascuna; garantire il diritto al lavoro o ad acquisire nuove competenze.

Siamo certi che insieme a noi di Paco-Sel, anche gli altri consiglieri e consigliere si attiveranno per dare un segno concreto di politica al servizio dei diritti dei cittadini, di quelli più fragili in particolare». [Celeste Grossi, Paco-Sel]

2 thoughts on “L’emergenza umanitaria della Stazione a Palazzo Cernezzi

  1. Fate csmpagna elettorale su quanto sopra lo trovo semplicemente disgustoso.Ma forse Voi non ve ne rendete neppure conto ed e’quello che mi auguro.

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