Inverigo/ Relazioni di Liberazione

 

Si è aperto venerdì sera il programma delle iniziative previste a Inverigo in occasione della Festa della Liberazione 2017. Una serata in cui protagonista è stato Filippo Meda, che ha narrato con lucidità e precisione vicende vissute in prima persona da adolescente,  durante il periodo della Resistenza e i giorni della Liberazione.

Dopo l’introduzione dell’assessora Alessandra Trevisani, è stato il professor Daniele Corbetta, studioso e profondo conoscitore di episodi noti e meno noti, a guidare l’avvocato Meda attraverso un percorso che, tra aneddoti, ricordi personali, riferimenti storici, ha spaziato dall’avvento del fascismo fino alla Liberazione e oltre, avendo come filo conduttore la storia del padre Luigi Meda, presidente del CLN di Milano.

Un percorso in cui si sono intrecciate altre storie, di persone più o meno celebri, a volte strettamente legate alla famiglia Meda, altre volte solo casualmente incontrate, da Giancarlo Puecher, a Mike Bongiorno, a don Gnocchi. Di Puecher in particolare, data l’amicizia tra le rispettive famiglie e la profonda frequentazione, Meda ha potuto tratteggiare il carattere maturo e consapevole, oltre che ricordare episodi interessanti e significativi.

Meno note al grande pubblico ma non meno significative dal punto di vista simbolico, oltre che per la storia locale, sono state altre vicende di cui si è potuto parlare nel corso della serata, anche grazie all’apporto di testimoni o parenti presenti, in particolare di due persone a cui l’amministrazione comunale sta studiando la possibilità di intitolare un luogo pubblico ancora da definire; si tratta dello scultore Angelo Casati e di Bruno Ballabio; commovente il racconto dell’epilogo della vita di quest’ultimo, partigiano poco più che ventenne in Val d’Ossola, dove per oltre vent’anni è rimasto l’eroe “Bruno ignoto”, sacrificatosi per salvare un compagno tenendo testa per mezz’ora a trenta nazifascisti («tengo io, salvati» le ultime parole rivolte al compagno nella sparatoria del Corpus Domini ’44 raccontata anche sul sito dell’ANPI locale http://novara.anpi.it/storia/giugno.html#corpus); solo casualmente alcuni decenni dopo si arrivò a dare un cognome a quello che in Val D’Ossola era un mito conosciuto solo come Bruno.

Una serata coinvolgente ed appassionante, dove la storia dei grandi personaggi si è mischiata a quella di sconosciuti piccoli eroi o persone comuni, che nel momento del bisogno non hanno rinunciato ad alzare la testa, come quel Fumagalli che si oppose all’arresto e successiva deportazione degli anziani nonni di Liliana Segre, avvenuto a Bigoncio.

Episodi che vale la pena conoscere (come quelli raccontati nella pubblicazione, sebbene non a carattere locale, di un altro studioso nato a Cermenate, Raffaele Mantegazza, che nel suo Nelle crepe della storia rievoca – e sottolinea l’importanza -dei piccoli gesti di resistenza quotidiana).

A questo si collega anche l’intervento di Alessandra Trevisani, che ha rimarcato lo spessore di figure come Puecher o Ballabio che, pur molto giovani e senza aver quindi potuto vivere direttamente in un paese libero, seppero discernere tra ciò che era bene e ciò che non lo era, e scegliere la via giusta ancorché angusta

In questo contesto, si è inserito con naturalezza anche l’intervento di Fabio Cani che, sollecitato a dare un parere sulle relazioni tra paesaggio e memoria della Resistenza, ha posto l’accento sull’importanza di coltivare relazioni all’interno di una comunità, per tramandare il ricordo di ciò che è stato. Coltivare relazioni che è stato esattamente ciò che ha guidato l’amministrazione comunale nella organizzazione di questa e delle prossime iniziative legate al 25 aprile, realizzate con il coinvolgimento attivo di associazioni del territorio (cui esponenti hanno partecipato e sono intervenuti alla serata), da quelle più presenti quando si parla di Resistenza (ANPI), a quelle dedite ad altre attività ma che sanno esserci quando si tratta di contribuire a creare relazioni (CAI, Circolo Fotografico, APAI, solo per citarne alcune). [Federico Brugnani, ecoinformazioni]

 

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