Pace/ La manifestazione simbolica di Como

Si è svolta nel pomeriggio di domenica 17 gennaio la manifestazione “Meno armi, più ospedali”, organizzata nell’ambito del Mese della Pace 2021 per sostituire simbolicamente la Marcia della Pace che non si è potuta tenere per le ovvie cautele sanitarie.

Come annunciato la manifestazione si è svolta con la partecipazione di un numero ridotto di persone in rappresentanza del “popolo della Pace” del territorio, e con la significativa presenza di alcuni sindaci, che hanno riaffermato l’impegno a lavorare con le loro amministrazioni per la Pace, così come avevano pubblicamente fatto in occasione della Marcia del 19 gennaio 2020.

Di grande valore anche i tre messaggi video appositamente raccolti di di Lisa Clark – rappresentante italiana di Ican, la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, premio Nobel per la Pace 2017 – sull’entrata in vigore del Trattato per l’abolizione delle armi nucleari; del cardinale Matteo Maria Zuppi– arcidiocesi di Bologna – sul messaggio del Pontefice del 1° gennaio; e di Francesco Vignarca – di Rete italiana pace e disarmo –  sulla richiesta di una moratoria per le spese militari del 2021.

La serie degli interventi è stata chiusa da Roberto Caspani, presidente del Coordinamento Comasco per la Pace.

La manifestazione è stata anche l’occasione per la prima presentazione pubblica della mostra “Le idee della Pace”, che dalle prossime settimane sarà itinerante su tutto il territorio della provincia.

Di seguito il testo dell’intervento di apertura della manifestazione, letto a nome di tutte le molte realtà aderenti da Luigi Nessi.

«Diamo inizio alla Manifestazione “Meno armi, più ospedali: la cultura della cura come percorso per la Pace” ringraziando i rappresentanti delle Amministrazioni comunali e i delegati dei promotori del Mese della Pace per essere venuti in Piazza d’Armi, oggi Piazza del Disarmo. Salutiamo fraternamente anche quanti stanno seguendo la manifestazione dalle proprie case.

Oggi siamo qui in rappresentanza di 60 associazioni e di 9 comuni, ma anche delle 3000 persone che hanno partecipato alla Marcia provinciale della Pace che ha attraversato con 2 cortei Como e Cantù nel Gennaio 2020. La nostra scelta di scendere in piazza nonostante la pandemia in corso, nonostante le difficoltà di spostamento e organizzative, nonostante il tempo in cui viviamo favorisca il ripiegamento, se non addirittura il disimpegno, la rassegnazione, l’indifferenza, ha stupito molte persone, perfino tra chi ci è più vicino, e perciò merita di essere motivata.

Perché una manifestazione pacifista in un momento drammatico per l’intero pianeta, in cui la maggior parte della cittadinanza può spostarsi solo per le cosiddette “attività essenziali”? La risposta è molto semplice: noi riteniamo che la nostra presenza, qui e ora, sia assolutamente essenziale! Noi riteniamo il pacifismo essenziale! Noi riteniamo che i temi per cui lottiamo quotidianamente siano oggi più che mai una priorità, e non possiamo permetterci di rinviare quanto abbiamo da dire a tempi più comodi.

Noi riteniamo un dovere denunciare che mentre le scuole, i musei, i teatri e molti esercizi commerciali venivano chiusi per la pandemia, l’industria bellica ha continuato a lavorare a pieno regime! Noi denunciamo che se in questo momento si muore soffocati nelle terapie intensive sovraffollate e nei pronto soccorso saturi, ciò è dovuto a scelte politiche criminali che hanno distrutto lo stato sociale, in particolare sanità e istruzione, e che hanno sempre foraggiato l’industria militare e i mercati di morte. Noi denunciamo lo sperpero di denaro pubblico per l’acquisto di cacciabombardieri nucleari, di pistole, lanciarazzi, fucili, carri armati, quando si potrebbe con le stesse cifre assumere migliaia di medici e insegnanti, e garantire realmente la sicurezza e il benessere della popolazione italiana.

Noi denunciamo che ogni anno si spendono nel mondo 2000 miliardi di dollari in armi, e solo 2 miliardi per l’Organizzazione mondiale della sanità. Noi denunciamo la vendita di armi a paesi in guerra e a regimi dittatoriali che non rispettano i Diritti umani, come l’Egitto che ha seviziato e ucciso Giulio Regeni. Noi denunciamo come l’Occidente ricco ha conquistato e difeso i propri privilegi armi in pugno, gettando nella disperazione milioni di persone nel resto del mondo, alimentando violenza, disastri ambientali, migrazioni forzate. Noi denunciamo la mattanza in corso nel Mediterraneo e le crudeltà inferte ai migranti sulle rotte via terra che conducono alla fortezza Europa,  in particolare quelle al confine tra Bosnia e Croazia, dove uomini, donne e bambini patiscono fino alla morte i rigori dell’inverno e le torture della polizia. Noi denunciamo le politiche securitarie di chi specula sulla vita degli ultimi e alimenta rancori e insicurezza per ottenere un meschino consenso elettorale.

Noi denunciamo che il nostro paese, l’Italia,  per prostrarsi a diktat atlantici e ad interessi predatori, non ha ratificato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari che tra pochi giorni entrerà in vigore, nonostante gli arsenali atomici costituiscano una delle minacce più gravi all’esistenza della vita stessa sulla Terra. Noi denunciamo la crudele avidità di quegli istituti di credito che finanziano la vendita di armi, l’aggressione alla natura e alla biodiversità, l’estrazione di petrolio e carbone. Noi denunciamo tutto questo e molto altro ancora.

Oggi, a 30 anni esatti dall’inizio della Prima guerra del Golfo con i primi bombardamenti statunitensi su Baghdad, noi siamo qui perché non possiamo tacere. Noi siamo qui per garantire l’avanzata di una società civile comasca che sembra arretrare sempre più impaurita. Oggi noi dichiariamo che la Pace non solo è possibile, ma è anche urgente e necessaria. E che un altro mondo nasce qui. Grazie.»

[Fabio Cani, ecoinformazioni]

Guarda i video della Mostra e di tutti gli interventi della manifestazione.

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