Centro servizi per il volontariato

I valori del volontariato

Il Codice del terzo settore ha modificato struttura,compiti e funzioni dei Centri Servizi volontariato. In Lombardia si è passati da 12 centri, uno per provincia, a soltanto 6 per aree territoriali vaste con almeno 1 milione di abitanti, Como e Varese sono unificate nel CSV Insubria. Sabato 22 giugno a Milano si è svolto un incontro dei Direttivi dei CSV lombardi per delineare il nuovo ruolo politico di questi organismi. Un processo di innovazione che mantiene inalterata e di grande attualità la “carta dei valori” del 2001

Leggi l’articolo dal blog di ecoinformazioni Periferie https://periferieecoinformazioni.wordpress.com/2019/06/23/i-valori-del-volontariato/

Volontari per comunità accoglienti

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La mattina di sabato 11 novembre, il centro congressi Medioevo di Olgiate Comasco ha ospitato Volontari per comunità accoglienti, incontro preparatorio alla fusione dei Centri servizi per il volontariato di Como (Csv) e Varese (Cesvov).

Una quarantina i rappresentanti di associazioni attive nelle province interessate intervenuti ad ascoltare gli interventi di Franco Dell’Olio, Franca Olivetti Manoukian e Ivo Lizzola, introdotti dai saluti di Francesco Beretta e Laura Molinari del Csv. L’augurio espresso da organizzatori e relatori è quello che si possa avviare una collaborazione armoniosa e produttiva, che possa trarre insegnamento dalle pratiche già sperimentate a livello provinciale.

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16 e 17 settembre / L’isola che c’è 2017

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Venerdì 8 settembre in mattinata, nella nuova sede della bottega equo-solidale Garabombo (via Cadorna 22), è stato presentato il programma 2017 de L’isola che c’è, previsto come di consueto per il terzo fine settimana di settembre (sabato 16 e domenica 17) nel parco comunale di Villa Guardia in via Varesina 51. (altro…)

Strategie per un mondo nuovo/ Il documento finale

La conferenza Strategie per un mondo nuovo: prospettive di gestione dei flussi migratori provenienti dall’Africa, che si è tenuta sabato 18 febbraio 2017 presso il Teatro Sociale di Como, ha prodotto un documento finale di indirizzo che verrà inviato al Governo, al Gruppo di Ambasciatori africani accreditati in Italia e al CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane).

Lo riportiamo integralmente qui di seguito.

 

«DOCUMENTO FINALE
Il 18 febbraio 2017, si è tenuta a Como la Conferenza “Strategie per un mondo nuovo: prospettive di gestione dei flussi migratori provenienti dall’Africa”, organizzata dal Centro Relazioni con l’Africa della Società Geografica Italiana, dall’Università degli Studi dell’Insubria, dall’Università degli Studi di Pavia, dall’Università degli Studi di Sassari e dal suo Nucleo Ricerca Desertificazione (NRD), dal Coordinamento Comasco per la Pace e dall’Associazione del Volontariato Comasco – Centro Servizi per il Volontariato (CSV) di Como.
L’iniziativa che ha beneficiato della partecipazione di Onorevoli rappresentanti del Parlamento della Repubblica Italiana e del Parlamento dell’Unione Europea, del Prefetto e del Sindaco della Città di Como, del patrocinio del Comune e dell’adesione di numerose e attive associazioni cittadine, è nata dall’esperienza maturata dalla Città di Como nella gestione del crescente flusso di migranti, in prevalenza di origine africana, respinti alla frontiera elvetica.
La Conferenza di Como, preso atto della trasformazione del fenomeno migratorio da evento emergenziale in elemento strutturale dell’epoca attuale, ha elaborato un documento finale capace, se attuato, di contribuire alla gestione dei flussi migratori provenienti dall’Africa.
Di seguito gli indirizzi finali emersi dai lavori di Como:
1 Le prospettive in crescita dei flussi migratori dall’Africa verso l’Europa richiedono la collaborazione e la stretta concertazione fra Istituzioni africane ed europee. Nessun Paese da solo può immaginare di affrontare quello che appare essere uno dei maggiori elementi di trasformazione della società contemporanea. Occorre agire in fretta e accompagnare con determinazione – in Europa come in Africa – un fenomeno che rischia altrimenti di travolgere non solo la nostra amicizia ma il fondamento stesso della nostra comune cultura e civiltà.
2 È necessario procedere alla costituzione in tempi rapidi di una struttura euro-africana di coordinamento per la gestione congiunta della situazione. In attesa, l’Italia dovrebbe procedere all’istituzione di una analoga struttura che – sempre con la collaborazione e partecipazione di rappresentanti di Istituzioni africane – coordini le competenze e le attività attualmente distribuite fra diverse Istituzioni, favorendo in tal modo la coerenza degli approcci, delle modalità di intervento e degli strumenti operativi.
3 Per sostenere la creazione di posti di lavoro nei Paesi africani – maggiore elemento di una politica di contenimento dell’espansione dei flussi migratori – occorre favorire l’attuazione di un “Fondo Speciale” di grandi dimensioni a livello europeo – ma in stretta correlazione con analoghi fondi nazionali – destinato a finanziare lo sviluppo mediante interventi diretti alla creazione di posti di lavoro e alla formazione giovanile in Africa.
4 L’afflusso indiscriminato di emigranti economici va scoraggiato mediante misure energiche contro i trafficanti e mediante accurate campagne di informazione nei Paesi di provenienza che collaboreranno all’applicazione dei provvedimenti di accoglienza e reinserimento degli immigrati respinti.
5 L’accoglienza degli immigrati necessari alla sostenibilità delle economie europee e delle nostre società deve garantire processi inclusivi non basati su principi di assistenzialismo ma sul rispetto di regole comuni e delle diversità culturali. Un lavoro congiunto e innovativo deve essere svolto – anche con il concorso degli enti di ricerca – per dare nuovo slancio ed efficacia alle politiche e attività di accoglienza e integrazione.
6 Il pieno e rapido inserimento degli immigrati regolarmente residenti in attività lavorative è la chiave per una positiva politica di inclusione. Essa deve essere però accompagnata da provvedimenti per la distribuzione degli immigrati nel tessuto sociale dei Paesi di accoglimento, evitando la creazione di ghetti o di separazioni artificiali.
7 Occorrerà inserire nei programmi scolastici della scuola dell’obbligo adeguati riferimenti alle culture di origine delle comunità immigrate maggiormente presenti sul territorio e con una visione sempre più aperta alla comprensione delle diversità e affinità culturali.»

Assemblea in mensa il 3 settembre/ la bella Como si interroga sul futuro

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L’assemblea che sabato 3 settembre ha riunito le persone che hanno prestato la propria opera volontaria presso la mensa di S. Eusebio e le altre strutture di servizio per i migranti bloccati alla stazione di Como San Giovanni ha rappresentato un momento importante nella riflessione su questa fase drammatica della situazione internazionale e nazionale che ha coinvolto anche Como.

Importante intanto per i numeri (non meno di duecento persone hanno partecipato all’incontro), ma soprattutto per il livello del confronto e della consapevolezza.

Primo scopo dell’incontro era quello di fare una fotografia della situazione. All’appello della mensa di S. Eusebio hanno risposto almeno 417 persone registrate e ancora un’altra ottantina che, pur avendo dato il proprio continuo contributo, non è entrata nel conteggio ufficiale; a queste vanno poi aggiunte le circa 30 persone che hanno lavorato alle docce del Gallio finché sono state attive. Ancora vanno aggiunti tutti coloro che sono stati presenti alla stazione fin dai primi momenti, attivandosi per soddisfare il più possibile le esigenze del gruppo di persone lì bloccate. Ma più ancora dei numeri, conta la varietà di questo pezzo di società che si è messa a disposizione (e che è stata più volte ricordata e valorizzata nel corso dell’incontro): persone giovani e giovanissime, mature, anziane, gente che offriva le proprie competenze professionali specifiche e la voglia di stare insieme, animata dalle più diverse ispirazioni ideologiche e culturali (fatto salvo ovviamente il comune, profondo sentimento solidale e antirazzista), religiose e laiche, parte della comunità locale e a volte di passaggio, e conta la qualità della relazione, volta non tanto a dare un semplice servizio, ma in primo luogo a restituire dignità alle persone.

La varietà è stata, in un certo senso, terreno di incontro con la comunità migrante, difficile da fotografare perché fluida e in continua evoluzione (anche se la valutazione, proprio a partire dal servizio svolto alla mensa, parla di un picco di presenze a metà agosto con 530 pasti serviti, e di una divisione tra maschi e femmine di circa due terzi e un terzo).

Al lavoro della mensa, altri servizi si sono affiancati: il presidio sanitario, pur attivato con un certo ritardo, ha operato grazie sia all’intervento istituzionale che al contributo volontario di personale medico e infermieristico. Le visite effettuate sono state oltre un migliaio, alla media di 70/75 al giorno in diverse ore di attività.

Anche l’assistenza giuridica ha svolto un ruolo importante perché la precisa informazione ha un’importanza fondamentale in condizioni di fragilità.

Un’attenzione particolare è dedicata al problema ai casi dei minori, che sono stati finora 457 (398 maschi e 59 femmine); transitati temporaneamente dalle strutture di assistenza, solo 16 hanno chiesto di restare e sono stati collocati in comunità.

È una situazione estremamente complessa, con molti elementi di contraddizione e, dunque, oltre alla fotografia, conta anche l’interpretazione. Vengono così in primo piano le sensibilità, e perché no, anche i progetti politici. Ma un elemento che alla riunione è risultato estremamente importante è proprio quello di mettere avanti la consapevolezza del proprio ruolo: nel “lavoro” con le persone migranti conta anche questo e conta anche il rapporto con la situazione generale, con le regole, con le scelte e anche con le imposizioni che vengono dall’alto.

Bisogna confrontarsi con l’Europa delle regole e delle frontiere (scomparse solo nei sogni disattenti dei politici e negli affari delle grandi multinazionali), bisogna fare i conti con un governo che stipula accordi con questi stati (come il Sudan) che sono tra le cause scatenanti del fenomeno e a cui invece si affida (dietro enorme compenso) il compito di fermare i movimenti migratori (e verso  cui, tragicamente, sono già state deportate alcune persone che erano riuscite ad arrivare fino in Europa), bisogna ricordare che oltre all’“emergenza” del momento c’è la realtà di lungo periodo dei richiedenti asilo, “parcheggiati” anche a Como (don Giusto Della Valle ricorda che sono circa 900 nel territorio e che, in alcuni casi, sono semplicemente “massa” per piccoli e grandi affari, per i quali non si vuole e non si sa mettere in campo alcuna formazione e alcuna opportunità reale, e – come viene più volte sottolineato – a cui spesso alla fine dell’iter burocratico si risponde semplicemente “no”, in quasi il 70% dei casi), bisogna chiedere alle istituzioni locali non solo di fare tutto quello che per legge devono fare (e che faticano a ottemperare), ma di fare di più e meglio (come riaprire il centro di accoglienza per minori di Tavernola, chiuso nei mesi scorsi, e il cui ruolo appare oggi importantissimo).

È una situazione in cui il mondo del volontariato e dell’attivismo non può sottrarsi alla discussione della prossima spada di Damocle che pende sulle teste di tutti (ovviamente, in primo luogo, delle persone migranti): l’apertura del campo dei container presso S. Rocco, prevista intorno alla metà del mese di settembre (Flavio Bogani riferisce nei dettagli gli incontri con il prefetto di Como e con il suo capo di gabinetto). Un’apertura che cambierà tutto perché a quel punto la realtà non potrà più essere fluida e variabile, ma sarà, in notevole misura, regolamentata e irrigidita. Una realtà da cui anche la “società civile” che ha risposto alla gravità della situazione con la propria azione volontaria sarà ufficialmente esclusa.

L’assemblea discute di questo con molta attenzione e con molta passione. Emergono le differenti valutazioni, i differenti progetti, ma il confronto è sereno e ha, in tutti gli interventi, al primo posto la preoccupazione per il futuro delle persone migranti. Si mettono a punto alcune idee, e si fa riferimento a un possibile ruolo di coordinamento organizzativo del Centro Servizi per il Volontariato (una prima riunione è già convocato per giovedì 7 settembre alle ore 14 nella sede di via Col di Lana 5a).

Ma se la discussione è difficile, non si sottrae all’entità del problema, è cosciente anche del mutamento nei confronti delle persone migranti, con cui forse si dovrà spendere la “fiducia” acquisita in un modo o nell’altro (magari per cercare di convincerli a passare per il campo).

Il confronto con le voci delle più alte cariche istituzionali è stridente. Dal basso ci si interroga, con sincerità, su cosa e come fare, e dall’alto si dichiara quasi negli stessi momenti, in modo sprezzante, che «spetta a noi decidere dove e come collocare» questa gente, oppure si invoca in luogo dei campi di accoglienza (che non sono propriamente paragonabili a grand hotel) i rimpatri immediati e senza discussione. Mettendo avanti, incredibilmente, ancora la distinzione tra profughi “politici” e migranti “economici”, come se i secondi fossero un’invenzione di alcune “belle menti” (e cos’erano mai i migranti italiani dei decenni passati?).

Se, come è stato ripetuto più volte nel corso della discussione di sabato, questo incontro con la comunità migrante ha arricchito non poco una parte almeno della comunità del territorio, il confronto con il mondo istituzionale è stato in buona parte deludente.

[Fabio Cani – ecoinformazioni]

La galleria di foto di Claudio Fontana per ecoinformazioni

20 maggio/ In Sud America con Generi a colori

Venerdì 20 maggio alla Biblioteca di Como, dalle 20.45, ci sarà l’ultimo seminario del progetto Generi a colori, proposte formative per comunità multiculturali; l’incontro Lui e Lei: Sud America vedrà la testimonianza di Alzira Henriquez e l’approfondimento di Manuel Barriuso docente di lingua spagnola all’università dell’Insubria.

 

Durante la sera di venerdì, sarà analizzato il ruolo e la condizione della donna in Sud America, la salvadoregna Alzira Henriquez racconterà in prima persona la sua esperienza mentre il professor Manuel Barriuso prenderà in esame tre casi peculiari. «Mi baserò su tre realtà concrete – spiega Barriuso – Le donne che lavorano in uno stato di quasi-schiavitù nel nord del Messico al confine con gli Stati Uniti, la realtà delle donne Maya dov’è ancora forte il sistema patriarcale, la vita delle donne in Colombia che hanno il compito orribile di fare da corrieri della droga e chi cade in questa spirale diventa praticamente obbligato a proseguire».

E’ l’ultimo dei quattro appuntamenti di Generi a colori, il progetto che ha per capofila il comune di Como e coinvolge Cernobbio, Fino Mornasco, Cantù, Olgiate Comasco, realizzato insieme all’università dell’Insubria e al Centro servizi per il volontariato che ha coordinato le associazioni del territorio.

Le serate precedenti con le testimonianze dirette sono state filmate e si possono trovare su Youtube cercando Generi e colori

23 novembre/ Rapporti di lavoro e Job Act

serve saperloIncontro con Lorenzo Nebuloni, consulente del Lavoro Consorzio Eureka SERvizi alla COOPerazione, su prestazioni occasionali, collaborazioni coordinate continuative, lavoro accessorio (Voucher), stage, lavoro subordinato, lunedì 23 novembre alle 20.45 al Centro servizi per il volontariato in via Col di Lana 5 a Como per Serve saperlo 2015/2016 Ciclo di incontri per gestire al meglio la propria organizzazione di volontariato, organizzati dal Centro servizi per il volontariato di Como in collaborazione con il Consorizio A.B.C. Per informazioni e iscrizioni tel. 031.301800, e-mail info@csv.como.it (indicando nome, cognome, contatto e organizzazione di riferimento).

Fai con noi News km zero

cropped-zerokm-nuovo-logoAnche quest’anno la Fiera delle relazioni e delle economie solidali L’isola che c’è sarà raccontata in  diretta dal  blog News km zero. Con il coordinamento dell’ufficio stampa del Centro servizi per il volontariato e della redazione di ecoinformazioni, sarà attivo uno spazio d’informazione solidale in cui potranno cimentaresi aspiranti giornalisti, cineoperatori, fotografi,  chiunque voglia partecipare all’iniziativa del 20 e 21 settembre a Villa Guardia come “volontario della comunicazione”. Per preparare il lavoro, la redazione di ecoinformazioni e l’ufficio stampa del Csv organizzeranno iniziative per condividere il progetto, la linea editoriale del blog e le modalità operative per realizzare i testi, le immagini, i video. Per partecipare e diventare “volontario della comunicazione” scrivere a ufficiostampa@csv.como.it.

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