Raccontare la sessualità ai ragazzi senza tabù

Il libro di Monica Lanfranco Crescere uomini. Le parole dei ragazzi su sessualità. Pornografia, sessismo. [Erickson 2019, pagg. 157, 16,15 euro, disponibile anche in e-book 9,49 euro], presentato nella giornata contro la violenza maschile sulle donne, 25 novembre, sui canali di Arci e di ecoinformazioni con la partecipazione di Donne in Nero e Women in White Society, parte da una serie di domande fatte a 1500 giovani di 16 e 19 anni sul loro rapporto con la pornografia. Un pubblico che non siamo abituati a considerare di riferimento quando si parla di violenza sulle donne: in primis perché sono maschi, poi perché sono giovanissimi. E invece è proprio da loro e da questo rapporto talvolta tossico con la pornografia che si dovrebbe partire per provare a cambiare rotta.

Celebrare la giornata contro la violenza sulle donne non significa solo richiamare alla mente i dati delle vittime e compiangerle, ma anche dare forza alle donne che lottano contro questo stato di cose e mettere in luce tutti gli uomini che hanno a loro volta scelto di ribellarsi. C’è un non so che di tristemente rivoluzionario in questo approccio che Celeste Grossi, introducendo la serata, ha giustamente sottolineato. Tristemente perché, se l’assunto di partenza è che la violenza è frutto di un’errata concezione del rapporto con l’altro o l’altra, dovrebbe essere scontato e fondamentale il coinvolgimento degli uomini nella riflessione su questo fenomeno catastrofico, per arrivare a scrivere la parola fine.

Così la serata (oltre cento le persone che hanno partecipato sulla piattaforma gotomeeting e sulle diverse pagine fb che hanno rimbalzato la diretta) è iniziata nel contesto di un dialogo aperto a tutti e tutte. In fondo il libro di Monica Lanfranco ci interroga nei nostri ruoli di madri, padri, educatori ed educatrici, insegnanti, formatrici e formatori, giornalisti e giornaliste perché ha a che fare con una parola, “crescere”, che ci tocca da vicino. Alla base del titolo Crescere uomini difatti c’è una doppia indicazione, soggettiva e oggettiva: come esseri umani, questi giovani ragazzi crescono, ma allo stesso tempo vengono cresciuti. Doppio è così il pubblico di riferimento: è un libro che prova a capire, ma anche che aiuta a capire, che racconta una crescita e che al contempo la guida. Una prospettiva ambigua e proprio per questo ricca, che va a colmare soprattutto quel vuoto creato dal silenzio che gli adulti riservano alla sessualità. Un vuoto, questo, che genera nei ragazzi una solitudine atta a sfociare in un apprendimento autarchico, spesso fondato solo sulla pornografia.  

Qualche dato può aiutare meglio a capire la dimensione inquietante del fenomeno: tra i maschi nella fascia di età compresa tra 11 e 13 anni l’86% afferma di far o aver fatto uso di materiale pornografico, secondo i dati dell’Osservatorio Giovani e Sessualità 2020. L’omissione da parte degli adulti di un dialogo sincero su questi temi e il ritardo sempre più evidente dell’educazione alla sessualità nelle scuole costituiscono un grave vuoto di comunicazione con i più giovani che, secondo quanto rilevato da Monica Lanfranco nel corso della sua inchiesta, perlopiù considerano la pornografia l’unica palestra a loro disposizione nell’approccio alla sessualità. Non sarebbe un problema, se la pornografia non fosse, oltre che la terza industria al mondo per dimensioni, un mix di prodotti commerciali basati sulla narrazione per immagini di una realtà depauperata, dove il sesso è pura performance. Ma soprattutto una narrazione che presenta il rapporto con l’altro o l’altra come predatorio e possessivo. I porno sono immagini prive di storie ed emotività, dove il rapporto si gioca sempre con il corpo, mai con la persona. Un approccio questo, secondo Monica Lanfranco, che genera il seme di una concezione violenta del rapporto di coppia.

Lo ha spiegato alla perfezione l’autrice di Crescere insieme ricordando che la sfera sessuale è solo una parte della meraviglia che si può scoprire con il piacere. «Noi viviamo in un’ipertrofia pornografica che dà alla sessualità un compito che non ha da sola. Il piacere non è solo godimento sessuale, ma c’entra con lo stare insieme. Al paradigma della relazione abbiamo sostituito il paradigma del mercato. Questa è la cosa tossica che rischia di tracimare. Bisogna immettere nella narrazione del corpo anche l’emotività e la fragilità e la relazione: c’è un mondo di complessità da opporre alla plasticità dello schermo.» Come fare? Tre le possibilità secondo Grazia Villa, intervenuta nel corso dell’incontro: «ascoltare i ragazzi, trovare le parole per comunicare, riflettere su questo approccio alla violenza maschile». Ecco perché, su sua proposta, il libro di Monica Lanfranco potrebbe diventare anche un testo scolastico finalizzato esplicitamente all’educazione dei giovanissimi, per mettere in evidenza i rischi delle nuove tecnologie, l’isolamento e la solitudine che generano, unitamente alla mancanza di empatia di cui si fanno espressione. Un obiettivo cui si aggiunge quello più intimo che ciascun genitore dovrebbe proporsi, secondo Monica Lanfranco, di raggiungere coi propri figli: «Ho deciso di essere esplicita coi miei figli, ma non tanto nei termini tecnici, quanto piuttosto mostrandomi oltre che come madre anche come Monica, come donna. Come glielo spieghi? Provando a parlare delle tue emozioni, in primis quella di quando è stato concepito, parlando della sessualità, del tuo piacere, in piccole dosi differenti a seconda dell’età.»

Ma la narrazione del rapporto gli uni con gli altri non viaggia solo per immagini e, grazie a un intervento di Paola Minussi, nel corso della serata si è avuto anche modo di toccare un altro tema caro a Monica Lanfranco: il linguaggio del sessismo. Così come la rappresentazione per immagini che la pornografia offre nega l’esistenza di un altro modo di rapportarsi alla persona, anche certe forme del linguaggio, omettendo il femminile, negano l’esistenza delle donne, spiega l’autrice. Le parole sono potenti, sono pietre, come diceva Carlo Levi. Non solo raccontano la nostra vita, ma la cambiano anche perché sono generatrici di azioni. C’è di più: come amava dire Wittengstein, i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo. Per questo è indispensabile ampliare i limiti del nostro linguaggio per abbracciare la realtà in tutte le sue declinazioni. Si è citata a tal proposito una frase emblematica di Lidia Menapace: «Se non si è nominate, non si esiste».

Tante sono state le parole invece pronunciate con cura in corso di serata, grazie anche ai passaggi del libro Crescere uomini selezionati e letti da Claudia Fontana e Cristina Quarti, insieme alla visione di alcuni video, tra cui La preghiera di un uomo di Eve Ensler. Tra il pubblico, coinvolto e partecipe, è spiccata la presenza di Alle Bonicalzi che con la sua mostra Indicibile II – Virtualmente non autorizzata, tuttora visibile sul sito dell’artista, ha dato a sua volta un forte impulso alla riflessione sulla violenza contro le donne. Con l’invito a proporre ai ragazzi più giovani che incontriamo sulla nostra strada un’educazione alla sessualità fatta di parole e immagini sincere, libere dallo scandalo e dall’omissione, si chiude quindi una serata all’insegna del dialogo e della bellezza di un rapporto con l’altro o l’altra che deve essere riscoperto. [Martina Toppi, ecoinformazioni]

Il video dell’incontro con Monica Lanfranco del 25 novembre 2020

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